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Il Coro

Il coro parrocchiale ... una storia che nasce da lontano ...
 
... già trent’anni fa’ ricordo i vecchi coristi storici citare aneddoti sul "coro di una volta", e questo mi dice che l'esperienza di canto/coro ha radici molto profonde nella nostra parrocchia. Radici che forse qualcuno, già da queste pagine, potrà aiutarci pian piano a ricostruire aggiungendo i propri commenti...
 
La mia prima memoria del Coro risale alla fine degli anni '70. Ero ragazzino, e insieme ad un mio "giovane amico" fui convocato da don Angelo Paganella per partecipare alle prove del coro in vista delle Celebrazioni del Natale.
Come opporsi ad una convocazione di don Angelo? Fatto sta che aderimmo con grande entusiasmo...
Si provava in Canonica, nella prima saletta a sinistra (oggi Biblioteca e Sala Multimediale).
Don Angelo utilizzava un vecchio armonium con soffietto ad aria che credo sapesse e potesse suonare solo lui, prendendo alla perfezione un impossibile tempo per le pedalate tra una misura e l'altra.
Alle prove era possibile conoscere un volto forse meno noto di don Angelo: seduto all'armonium, i due piedi intenti a stantuffare, una mano per suonare, l'altra mano e lo sguardo per dirigere tenori, soprani e nelle occasioni speciali persino bassi e contralti. Il tutto condito da una passione profonda che contagiava, gli occhi luminosi di entusiasmo sin dalle prime note... a volte la nostra eccessiva disattenzione e distrazione gli imponeva il richiamo, ma senza dubbio il Maestro di Coro don Angelo era di gran lunga assai meno burbero di quanto si sarebbe potuto immaginare.
L'ultima prova, la "prova generale", si svolgeva finalmente in chiesa tra l'eccitazione e l'entusiasmo un po' di tutti. Era in quell'occasione che al consueto gruppo erano soliti aggregarsi anche alcuni cantori santegidiesi che usualmente cantavano in altre corali cittadine e che suscitavano in noi ragazzini un'ammirazione sconfinata e anche un grande orgoglio: voci potenti, educate, dosate e precise si aggiungevano alle nostre dando finalmente vita ad un coro degno di tale nome.
Durante le celebrazioni don Angelo ci lasciava spesso soli perchè era solito farsi in quattro per le sue mille incombenze, in particolare per poter confessare. Quante volte, giunti a pochissimi istanti dall'esecuzione di un canto, eravamo convinti che non ce l’avrebbe fatta ad arrivare da noi in tempo... ma non è mai accaduto: alla fine lui sopraggiungeva sempre, nella sua ampia veste nera come in un vortice, e con rapidità sorprendente prendeva posto, apriva lo spartito, calamitava con uno sguardo tutti i nostri occhi, dava la nota... e via: ecco sgorgare il canto, momento liturgico e insieme esperienza estetica e spirituale in grado di toccare in maniera unica le corde più interiori di ogni anima!!
Chi e cosa ricordo di quei primi anni? Dunque soprattutto don Angelo, verso il quale come tanti altri mi sento debitore di quell’amore per la musica e il canto che ancora oggi mi accompagnano. Ma anche tanti altri, come il Maestro Rebonato e il grande Curzio, altrettanto innamorati di quella umile ma profonda esperienza. E poi, ultimo ma non ultimo, quel mio “giovane amico” con il quale stava per andarsi ad aprire una stagione irripetibile e irripetuta di amicizia ed attività in parrocchia che avrebbe segnato in maniera profonda tutti gli anni a seguire. Ma questa è ancora un’altra storia...
 
Con il passare degli anni l’esperienza del coro era destinata a doversi modificare. Quando don Angelo divenne Monsignore presso il Duomo e noi rimanemmo senza una guida, don Alberto cercò un nuovo maestro in grado di sostituire don Angelo nel suonare e dirigere il coro. Ricerca non semplice. Alcune persone si resero generosamente disponibili nel corso del tempo: ricordo tra gli altri una giovane e bravissima Gabriella. Ma non c’è dubbio che l’impresa di suonare e contemporaneamente di dirigere fosse ardua ai limiti delle possibilità. Fatto sta che anche in quegli anni il Coro rimase vivo in Sant’Egidio, sempre presente per sostenere l’Assemblea nelle celebrazioni solenni del Santo Natale e del Triduo Pasquale.
 
L’esperienza aiutò però a capire che era necessario disporre di due persone: un esecutore che suonasse i brani (spesso piuttosto complessi da un punto di vista tecnico) ed un maestro per coordinare esecutore e cantori. Alcune persone si offrirono per brevi periodi (non me ne vorranno se non ricordo più i loro nomi... ma certo ricordo i loro volti e il loro impegno), aiutando il coro a crescere dal punto di vista del repertorio, del metodo e della tecnica corale.
Ma emerse sempre più impellente l’esigenza di assestarsi su una configurazione stabile.
Fu allora che don Alberto chiese la disponibilità di Curzio Bassi a diventare il nostro maestro, pur consapevole che per lui sarebbe stato un impegno particolarmente gravoso visto che già era membro di un’importante e impegnativa corale cittadina. Ma Curzio si rese comunque disponibile, aprendo così una nuova stagione molto “speciale” e importante. Per il carisma di Curzio e le sue qualità tecniche ma, soprattutto, per la sua stupenda capacità di creare il gruppo e di ampliarlo: Curzio era il nostro maestro, ma per noi era anche amico, fratello maggiore, papà! Curzio, per entusiasmo, passione e gioia, era sinonimo di “coro”. Sapeva leggere come nessuno il nostro “clima”, qualche sera capitava che fossimo particolarmente stanchi e dunque distratti, e in quel momento sapeva sempre capire se era il caso di bagolare un po’ e poi sciogliere le prove oppure di rilanciare con un: “Volete provare a sentire questo canto nuovo?” che come d’incanto riaccendeva la nostra attenzione e il nostro entusiasmo. Ricordo Curzio con un grande affetto, lo ricordo sempre incredibilmente paziente e sorridente con un gruppo che in quegli anni grazie a lui si andava facendo sempre più numeroso e impegnativo da gestire. Il ricordo di quegli anni? Certo ricordo Curzio, i suoi racconti del “coro di Sant’Egidio di una volta” che io restavo ad ascoltare a bocca aperta. E ricordo la sua capacità di sdrammatizzare anche i momenti di tensione (erano tipici quelli delle prove generali!) facendo finta di non sentire i “suggerimenti” che ronzavano da destra, sinistra, sopra e sotto, oppure di scioglierli in una battuta pacata, oppure di accoglierli almeno in parte con la sua sapienza discreta. Oltre a Curzio, ricordo poi i tanti ragazzi giovani che animavano quel coro (chissà, forse una trentina nei momenti d’oro), sorretti da uno “zoccolo duro” di voci meno giovani ma valide e affidabili.
 
Come tutte le stagioni, dopo alcuni anni anche la stagione di Curzio come maestro del nostro coro era però destinata a passare. Non ricordo più bene com’è che avvenne... forse un calo di tensione del gruppo che, si pensò, avrebbe potuto essere rilanciato dagli stimoli offerti da un nuovo maestro.
Fatto sta che di lì a breve si rese disponibile il Maestro Franco, e con lui si aprì una nuova stagione. Franco è stato un maestro che univa una profonda conoscenza tecnica a buone doti umane e di tenuta del nostro gruppo, e personalmente ho imparato ad apprezzarlo sempre più nel corso del tempo. E inoltre, dote non meno importante per quel ruolo, aveva una buona solidità umana e personale. Quel periodo si caratterizzò via via come il periodo in cui il gruppone precedentemente formatosi si andò distillando in un numero più ristretto, più affidabile e qualitativamente più selezionato composto forse da una ventina di coristi. Franco curava i dettagli, e si applicò in maniera specifica per far crescere ognuno di noi dal punto di vista della tecnica individuale di canto e di impostazione della voce. A noi, spesso assai grezzi quanto a cultura musicale, pezzetto per pezzetto amava trasmettere piccoli ma importanti elementi del complesso mosaico della conoscenza musicale ed esecutiva, che nel tempo cominciarono ad arricchire il nostro personale bagaglio permettendoci di proporre esecuzioni talora davvero apprezzabili anche da un punto di vista tecnico. Naturalmente, anche Franco fu costretto a sviluppare una profonda pazienza e capacità di sopportazione verso un po’ tutti noi, sempre pronti a proporgli (e non sempre con gentilezza) le nostre improbabili soluzioni esecutive per questo o quell’altro passaggio di questa corale o di quel gregoriano. Franco sentiva, facendo quasi finta di non sentire (lui che aveva titolo e competenza per insegnare a tutti!), poi pian pian con pazienza ci riconduceva verso il miglior porto. Cosa ricordo in particolare di quegli anni ? La nostra crescita tecnica, il progressivo distillarsi di un gruppo stabile che provava per sei mesi all’anno e la voglia di migliorarci che era cresciuta in tutti noi.
 
Ma gli eventi hanno le loro vie, e le cose di lì a poco erano destinate a prendere una piega nuova e diversa quando Franco non fu più in grado più garantire la sua presenza costante (continuativa e molto impegnativa) al coro. E così rimanemmo senza maestro.
Le ricerche per reperire una nuova e generosa disponibilità non hanno purtroppo dato esito.
Che fare? Un vero coro senza maestro non poteva sopravvivere, ma, in attesa di tempi migliori, si pensò di trovarsi ancora quantomeno per continuare a provare un repertorio minimo di canti per sostenere l’Assemblea in occasione delle Celebrazioni Solenni. Coadiuvato dai bravissimi esecutori Michele e Federica, don Alberto si è reso disponibile a preparare e sostenere il gruppo dei cantori in questa prospettiva.
 
L’esperienza coro dunque non è finita, ma in qualche modo è mantenuta viva per la Comunità. Con la speranza, in futuro, di poter essere rilanciata nella sua forma più ricca e completa grazie alla disponibilità di un nuovo maestro di Coro.

prove

a venerdì prossimo stessa ora in chiesa (s.egidio)

Passo i complimenti a chi di diritto

Succede spesso che qualche parrocchiano fermi il don e gli suggerisca qualcosa, o esprima qualche dubbio, o formuli qualche complimento. L'ultimo caso è quello successo oggi pomeriggio sul viale Risorgimento. I complimenti sono rivolti al coro di Natale; pertanto è mio dovere e piacere passarli a chi di diritto: Michele, Federica, Rina, Emilia, Giulietta, Elena, Pinuccia, Angela, Carmen, Fabrizio, Giuseppe, Chiara. E poi non c'è bisogno di ricordare che invitiamo chiunque sia disponibile per questa semplice esperienza di canto, di preghiera, di bellezza. Cerchiamo di non perdere il lavoro fatto in passato, e a piccoli passi apprendiamo cose nuove.

un saluto a tutti da Franco

Oggi pomeriggio sul viale Risorgimento, all'altezza della stazione degli autobus ho incontrato Franco, ex direttore del nostro coro. Mi ha chiesto di salutare tutti gli amici (anche a nome di Anna e del bambino Gabriele). Ora abita a Roverbella. Gli ho detto del sito e della pagina del coro: mi ha promesso di intervenire con un suo commento: ti aspettiamo Franco, e nel frattempo buon Natale a te e alla famiglia!!!

il coro

E' stato bello, emozionante, un po' nostalgico, ripercorrere la nostra storia nel coro! Quanto entusiasmo, quanto desiderio di imparare, quante risate ... quanta complicità tra di noi e con i nostri maestri!
Don Angelo: chissà, ho sempre pensato che nel coro, forse solo in quella magica occasione, riuscisse finalmente a "darci" qualcosa di sè!
Quanta magia nel periodo natalizio ... quanta passione nel periodo pasquale. Magia e passione: emozioni che il canto trasmette per sua vocazione naturale, perchè non ti aspetti che unendo le voci (così dilettanti e non formate come le nostre) possa uscire qualcosa di bello; perchè non ti aspetti che cantando tu possa entrare in un'atmosfera "speciale".
Curzio, Franco ... persone che non abbandoneranno mai il nostro cuore.
Che dire? Grazie, Leo! Da parte mia e - ne sono certa - di tutti coloro che hanno vissuto il coro ... così!

bei ricordi

Io ho partecipato per 4 anni al coro parrocchiale come basso ed ho un ricordo molto piacevole di quell'esperienza e soprattutto del grande Maestro Curzio Bassi