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Prima settimana di Avvento (27 novembre - 3 dicembre 2022)

I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A           27 novembre 2022

Parrocchia di S. Egidio e S. Apollonia

Via Frattini, 36 Mantova 0376 / 323382

Commento al Vangelo (Mt 24,37-44)

Con il Vangelo della prima domenica di Avvento, la Chiesa ci propone uno dei cinque discorsi di Gesù, un “discorso escatologico” sulla sua prossima venuta, la “parousìa”. Questo termine sta a indicare la venuta di Gesù alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio. Gesù afferma più volte che nessuno conosce il “giorno” e l’”ora” (24,36; 25,13). Il messaggio è chiaro: la venuta del Signore è imprevedibile, di qui la necessità della vigilanza indicata dal verbo “vegliate”. Il ritorno di Gesù alla fine dei tempi è una gioia, ma anche un invito a impegnarsi seriamente, lasciando a margine le cose secondarie e preparando il suo arrivo.

Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, [...] e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. In questi versetti, Gesù risponde a coloro che trovano sicurezza nella vita materiale, e rifacendosi alla Sacra Scrittura cita la generazione di Noè, ai tempi del diluvio, che passò alla storia come la più corrotta di tutte. Con questo paragone Gesù ci parla di persone che hanno trascurato la relazione con Dio, lasciandosi assorbire totalmente dai bisogni fisici, dalle cose materiali. Sono persone che hanno riposto la propria sicurezza in se stessi. Anche oggi, in qualche modo, succede la stessa cosa: viviamo una certa sicurezza di noi stessi, cerchiamo sicurezza nel nostro sapere, nei beni che abbiamo, nella tecnologia, nella scienza.

Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. I due uomini nel campo e le due donne alla mola fanno le stesse cose, non c'è distinzione da un punto di vista materiale, all'apparenza sono uguali, ma c'è una differenza nel loro cuore, nel loro atteggiamento verso Dio, per questo uno sarà preso e l'altro lasciato. Sarà preso, cioè riceverà la salvezza, chi l'ha sempre accolta nella propria vita; sarà lasciato, cioè non riceverà la salvezza, chi ha condotto una vita senza senso. In questi personaggi possiamo cogliere i due atteggiamenti fondamentali che possiamo assumere nella nostra vita:

·         contare su noi stessi, lavorare da soli, essere addormentati interiormente;

·         contare su Dio, attendere la sua venuta, lavorare insieme con Dio, essere vigilanti.

Sono modi diversi di vivere la vita. Il discepolo deve imparare a riporre la propria fiducia nel Signore, gettando nel Signore il suo affanno, le sue preoccupazioni, come afferma S. Pietro in una delle sue lettere: "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo, gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi" (1 Pt 5,6-7).

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo invito nelle pagine del Vangelo lo troviamo più volte in bocca a Gesù. Vigilare significa non starsene barricati, sicuri, ma assumersi ogni giorno le proprie responsabilità, affrontare gli avvenimenti della vita. È un mettersi continuamente alla presenza del Signore. Essere vigilanti significa spezzare l'indifferenza, l'inerzia, la distrazione. San Paolo nella lettera ai Romani afferma: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti” (Rm 13,11). Chi “dorme” nella vita di tutti i giorni non riesce a cogliere la presenza di Dio negli avvenimenti e nelle persone che incontra. Chi è sveglio, invece, sta in piedi nella vita di tutti i giorni, perché capace di stare alla presenza di Dio. Essere svegli significa: essere sempre pronti a capire quanto sta avvenendo, non diventare indifferenti a tutto, non adagiarci in un quieto vivere, cercare di fare del bene, finché siamo in tempo, perché il tempo per amare è oggi, non domani.

Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. L'insistenza di Gesù, espressa da “cercate di capire”, ci fa pensare quanto Gesù abbia a cuore la nostra sorte. Egli ci stimola a metterci in ricerca interiore, senza aspettare gli eventi della vita che ci mettono a dura prova (descritti qui con il ladro). L'incertezza dell'ora non deve farci dimenticare che quell'ora verrà. Nell'attesa di quel momento dobbiamo custodire i doni che abbiamo, coltivarli, lasciarli crescere e proteggerli.

Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo. Per rafforzare quanto detto prima, Gesù dice che il Figlio dell'uomo verrà nel momento in cui non si pensa. Dio viene quando meno ce lo aspettiamo. Occorre, perciò, tenersi pronti, cioè vivere ogni istante della vita come fosse prezioso, come se fosse il solo a disposizione; non perdere le occasioni per fare il bene, essere disponibili alla carità fraterna; riconoscere gli avvertimenti che vengono dai segni attorno a noi.

Lasciamo che la Parola di Dio ci illumini e ci renda capaci di essere sempre più “vigilanti” per incontrare il Signore che viene.

 

 

PROSSIMO APPUNTAMENTO DI CATECHESI

martedì 29 novembre alle ore 19.00 in canonica