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Seconda domenica e settimana di Pasqua 19 aprile

Poiché la Pasqua è eterna in quanto introduce nella risurrezione di Cristo (e mediante la speranza, nella nostra risurrezione), la liturgia della chiesa non prevede alcun tempo dopo la Pasqua, ma solo nella Pasqua. In questo tempo sospendiamo la lettura dei libri dell'Antico Testamento, per concentrarci sul Nuovo.

Prendiamo l'avvio dalla pagina del Vangelo secondo Giovanni (capitolo 20, dal versetto 19 al 31), cioè dagli incontri del Signore risorto con i discepoli. Decisivo è quello che avviene la sera del giorno stesso: Gesù risorto viene (cioè continua a venire, anche oggi) tra i discepoli, stette (e resta) in mezzo a loro, nella chiesa, mostra le piaghe della sua passione (che non devono mai essere dimenticate, nemmeno a secoli di distanza, nemmeno oggi) e riassume e rilancia la sua missione così: il Padre ha mandato Gesù, Gesù risorto dai morti manda i discepoli. Ma come Gesù è sempre stato guidato dallo Spirito, così ora i discepoli ricevono (dal Padre e dal Cristo) lo Spirito Santo, in vista di una missione senza limiti di spazio e di tempo. Il grande segno della missione guidata dallo Spirito è il perdono dei peccati, operato da Dio e annunciato dalla chiesa. Così il giorno della risurrezione viene a coincidere con quello dell'inizio del rinnovamento della vita umana, mediante l'annuncio del vangelo di Gesù. La Pasqua si salda dunque con la Pentecoste e con la missione della chiesa tra gli uomini.

Tra gli apostoli manca Tommaso, che non accetta la testimonianza degli altri, i quali hanno incontrato il Signore risorto. E quando la comunità dei discepoli nuovamente si raduna (proprio ancora nel giorno settimanale della risurrezione di Gesù, cioè la domenica: dunque per i discepoli incontrarsi come assemblea domenicale non è un optional ...,),  Gesù di nuovo viene e invita Tommaso ad accertarsi non della sua risurrezione, ma dei segni della sua crocifissione (notiamolo bene): il Risorto infatti può essere incontrato solo nella fede. Perciò Gesù invita Tommaso a credere in lui, rendendo superflui il toccare e il vedere. La risposta dell'apostolo è evidentemente non solo personale, è quella di tutta la chiesa, è cioè la fede apostolica della chiesa, riassunta in parole tanto brevi quanto intense: "Mio Signore e mio Dio!". Da qui Gesù lancia lo sguardo su noi e l'intera comunità dei credenti: la suprema beatitudine o felicità è ormai slegata dalla visione fisica e legata direttamente alla fede, quella fede che ormai è annunciata dalla imprescindibile testimonianza apostolica di tutta la chiesa.  E così la pagina evangelica ancora una volta raggiunge noi oggi: non continuare ad essere incredulo, diffidente... (come coloro che pur avendo occhi tuttavia sono ciechi...).

Una breve pagina del libro degli Atti degli Apostoli (al capitolo 2, versetti da 42 a 47) presenta un quadro, in parte ideale, ma normativo della vita della chiesa, partendo dall'esperienza della  prima comunità di Gerusalemme. Ecco i caposaldi della chiesa e della vita cristiana del singolo credente: la preghiera personale, l'ascolto della predicazione (oggi diciamo: catechismo), la frazione del pane (oggi diciamo: la Messa, nella quale si spezza e si condivide il pane eucaristico, il corpo del Cristo morto e risorto), la condivisione dei beni della vita (oggi diciamo: carità). Quando la chiesa vive così, automaticamente cresce; altrimenti automaticamente si infiacchisce... 

BUONA DOMENICA NELLA GIOIA DELLA PASQUA