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Quarta domenica e settimana di Pasqua 3 maggio

Eccoci a metà strada tra Pasqua e Pentecoste, anche se sappiamo che il dono di Dio è unitario, e così la Pasqua di risurrezione dà luogo anche all'effusione senza limiti dello Spirito di Dio, lo Spirito Santo.

Ci accompagna anzitutto il libro bellissimo (e tutto missionario) degli Atti degli Apostoli (capitolo 2, versetti da 36 a 42); si tratta della conclusione del discorso tenuto da Pietro (a nome della comunità dei discepoli) il giorno di Pentecoste, in occasione del dono dello spirito sulle folle di pellegrini che si trovavano a Gerusalemme per la festa ebraica di Pentecoste. Dopo aver annunciato il mistero di Gesù e il suo ministero (fino alla croce e alla gloria), l'Apostolo indica - in risposta alla domanda degli uditori: che cosa dobbiamo fare? - ciò che Dio chiede a tutti per mezzo di Gesù: pentitevi, chiedete il battesimo nel nome di Gesù e riceverete il dono dello Spirito. Insomma, risuona l'inizio del ministero di Gesù, che ora continua nell'annuncio della chiesa. Ed ecco come nasce (e rinasce) la chiesa: coloro che accolgono con fede l'annuncio evangelico vengono battezzati e si uniscono alla chiesa, e la fanno crescere.

Nella sua prima lettera san Pietro, mentre esorta gli schiavi a stare sottomessi ai rispettivi padroni, mostra loro l'esempio di Gesù, che sulla croce portò il peso dei nostri peccati per permetterci di vivere finalmente come uomini giusti, e risolvere la dispersione degli uomini nel raduno universale del popolo di Dio.

Ora veniamo alla pagina evangelica: per una migliore comprensione suggerisco di tenere a lato l'intero capitolo 10 del vangelo secondo Giovanni. Gesù ricorre all'immagine del pastore, e con frequenti riferimenti all'antico testamento (ricordiamo ad esempio il Salmo: "Il Signore è il mio pastore"), presenta se stesso e il suo rapporto con i credenti; lo fà con parole e immagini decisamente polemiche nei confronti di ladri, briganti e mercenari. L'evangelista pensa probabilmente a un gruppo di Giudei (più precisamente i farisei) che sul finire del primo secolo osteggiavano decisamente la comunità dei discepoli di Gesù, per indurli ad abbandonare la fede in Gesù Messia. Noi possiamo pensare oggi a tutto ciò che ci allontana da Cristo e da Dio, e dall'obbedienza ai suoi insegnamenti. Ma concentriamoci sulla presentazione del mistero e ministero di Gesù e della sua persona.  Incontriamo due serie di affermazioni, riguardanti il pastore e le pecore. Il Pastore, cioè Gesù, anzi:

IO SONO IL BUON PASTORE (2 volte): chiama le sue pecore, ciascuna per nome - le conduce al pascolo - cammina davanti ad esse - è la porta attraverso la quale raggiungono il pascolo della vita - è venuto perché i discepoli abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza - dà la propria vita per le pecore (3 volte) - conosco le mie pecore - io dò loro la vita eterna.

E ora:

LE PECORE, cioè i discepoli: ascoltano la voce del pastore (2 volte) - lo seguono perché conoscono la sua voce - le mie pecore conoscono me (2 volte) - esse mi seguono - non andranno perdute in eterno - nessuno le strapperà dalla mia mano.

Ora lo sguardo si amplia fino a comprendere:

ALTRE PECORE: ho altre pecore che non provengono da questo recinto - anche quelle io devo guidare - (e come le prime) ascolteranno la mia voce - e diventeranno un solo gregge, un solo pastore (spiegazione: nella nuova allenaza entrano a pieno diritto anche i pagani, per mezzo di Gesù unico pastore dell'umanità rinnovata, unico gregge).

A questo punto l'affresco viene completato con un rimando necessario, che Gesù mette in grande evidenza: è il rapporto unico ed essenziale tra Gesù e Dio Padre. Perciò:

Il PADRE mi ama perché io do la mia vita (per le pecore e per le altre pecore) (= la croce), per poi riprenderla di nuovo (= resurrezione): questo infatti è il COMANDO del Padre mio.

Conclusione e vertice, quasi un coro finale, in cui ciascuno e tutti hanno la propria parte: "Il Padre mio, che Mi ha dato le Pecore è più forte di tutti e nessuno riesce a strapparle dalla mano del Padre". La garanzia finale per la vita dei discepoli è l'assoluta unità di intenti e di opere di Gesù e del Padre: "Io e il Padre siamo UNA COSA SOLA".

Tenerezza e forza di Gesù e del Padre verso i discepoli, garanzia per i discepoli che sono nella prova, resistono e si impegano per il vangelo di Dio e Gesù.