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Predicazione mese di Maggio 2015 (Piero Gavioli)

PREDICAZIONE del mese di Maggio

A cura di Pierino Gavioli

 

La mia riflessione dopo il santo rosario della terza settimana di maggio ha preso in considerazione tre documenti che ora citerò e che richiamerò in forma abbreviata, sperando di facilitare la comprensione; si tratta della Dichiarazione “NOSTRA AETATE” e del Decreto “AD GENTES” del Concilio Vaticano II (1965) e della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite (1948).

I primi due li indicherò rispettivamente (NA) e (AG), il terzo (DU): tutti comunque si caratterizzano per una forte attenzione all’essere umano, alla sua dignità, ai suoi bisogni e mi sforzerò di mettere in risalto questa assonanza di fondo che va oltre ai limiti di tempo e alla diversa impostazione, religiosa e laica.

In questo lavoro scritto mi permetto di essere più articolato, più esteso avendo più tempo a disposizione e non dovendo calibrare l’intervento sui gruppi di ragazzini come è capitato, giustamente, per due sere.

In (NA) si affronta il tema delle relazioni tra la religione Cattolica, la sua Chiesa e le altre religioni; per quei tempi rappresentò un tema difficile e dibattuto anche dentro la Chiesa e tra i Padri Conciliari.

Si tratta del documento più breve di tutto il Vaticano II, ma la sua genesi fu molto travagliata, discussa e non da tutti pacificamente condivisa. Riconoscere dignità quasi fraterna, un profondo e spirituale rispetto a tutte le religioni era per allora un gesto molto profetico, lungimirante e di fatto ha anticipato problemi sociali che abbiamo dovuto affrontare ben più avanti, e che ancora stiamo affrontando. In (NA) si richiama l’attenzione sulla sempre maggiore interdipendenza degli scambi tra le persone e tra i popoli: in questo contesto di sviluppo e complicazione crescente la Chiesa ha dovuto interrogarsi per promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, in forme nuove ma sempre in risposta al Vangelo, e ancora oggi si interroga.

Questi primi e fondamentali accenni mi hanno fatto pensare al tema cosi dibattuto della mondialità o “globalizzazione”, parola molto usata in chiave economica, finanziaria e di scambi politici, ma forse non del tutto realizzata a livello di aiuti e di solidarietà tra le persone di paesi diversi. Cito solo la recente difficoltà di trovare un accordo europeo per regolamentare l’accoglienza dei clandestini che arrivano via mare!

Nel documento citato si dice che i vari uomini costituiscono una sola comunità, hanno una sola origine, un solo fine ultimo e che il disegno di Dio è di Salvezza e di gloria per tutti quelli che cercano la sua luce.

Su questi temi propongo di leggere e arricchire la riflessione con LG 32, At 17,24-27; At 14,16-17.

A questo punto mi piace sottolineare l’importanza di una visione comunitaria anche attraverso un documento non ufficialmente religioso come (DU), che non può essere ritenuto confessionale, ma che ha contribuito a chiarire i principi fondanti dell’ONU. Nel preambolo si afferma che a tutti i membri della famiglia umana è da riconoscere uguali dignità, libertà, giustizia, pace: parole molto belle e condivisibili, ma mi permetto di riscontrarvi un po’ di retorica se penso all’abisso ancora esistente tra paesi ricchi e poveri, alle situazioni di sfruttamento del lavoro minorile, alla condizione femminile in tanti paesi!

Questo documento, fondamentale e mondiale, andrebbe più conosciuto e diffuso e penso soprattutto a noi adulti che pecchiamo facilmente di ipocrisia e di facili sentimentalismi. Il titolo parla dei Diritti Umani (faccio notare che ogni volta che riconosciamo dei DIRITTI a qualcuno richiamiamo immancabilmente dei DOVERI per qualcun’altro) e già l’art. 1 dichiara: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”. Ne siamo proprio sicuri? Siamo in grado di garantirlo noi occidentali verso tutti i nati, in ogni zona del mondo? Noi cristiani affermiamo che siamo tutti figli dello stesso Dio, ci mancherebbe, e quasi tutto il mondo occidentale è cristiano!

L’art. 2 rincara la dose: “Ad ogni individuo spettano i diritti e tutte le libertà… senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione …”.

Mi fermo a questo punto con le dirette citazioni; trovo un po’ di fastidio confrontando le affermazioni con la situazione storica passata e, purtroppo, presente. Mi pare che la stessa ONU e gli stessi paesi membri parlino, scrivano ma ancora oggi decidano poco per applicare questi articoli ai paesi più poveri!

Torniamo alla dichiarazione (NA) e al suo senso di comunità dove si afferma che gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta agli enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano l’animo ed il cuore di ogni individuo. Da quando l’uomo è apparso sulla terra egli si interroga sul senso delle cose e della sua vita, sui fenomeni che determinano stupore e meraviglia (v. LG 16). Per dirla con S. Agostino vi è in ogni uomo un naturale bisogno di Dio: tutte le religioni del mondo, tutta la storia umana provano tale costante trasversale, al di là delle differenti manifestazioni oggettive assunte dalle varie religioni.

La Chiesa Cattolica (il nome stesso dice di tutti, di tutto il mondo!) deve e vuole rispettare tutte le esperienze religiose e nulla rigetta di quanto è vero e santo in esse perché vi coglie il cammino comune di tutti gli uomini verso l’unico Dio, anche se per strade diverse. Essa comunque annuncia e testimonia a tutti che “Cristo è la vera via, verità e vita” (Gv 14,6) e che solo in Lui è possibile trovare la pienezza delle diverse esperienze religiose, solo in Lui Dio ha riconciliato tutte le cose (2Cor 5,16-20).

Per brevità di approfondimento e per maggiore consonanza tratterò solo delle religioni monoteiste.

- La religione ebraica: è quella più vicina a noi cristiani ed il sacro Concilio ricorda, sottolinea il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato a quello dell’Antico Testamento.

La Chiesa di Cristo riconosce anche i legami con Abramo, con Mosè e la loro stirpe; non dimentichiamoci che Gesù è nato e si è umanamente formato presso gli ebrei, egli era un ebreo! Essa crede che Cristo col suo sacrificio sulla croce abbia voluto riconciliare tutti gli uomini, ebrei e gentili (Rm 2,6-10 / Ef 2,11-18).

L’alleanza tra Dio e gli Ebrei varrà per sempre e l’eventuale espiazione dei loro peccati, per non aver accolto e creduto in Gesù, spetta solo al giudizio misericordioso di Dio stesso, non certo a noi cristiani!

Dal popolo ebraico sono venuti gran parte dei primi testimoni di Cristo, gli apostoli che furono le colonne della Chiesa primitiva: noi cristiani e la nostra Chiesa esistiamo anche grazie alla loro storia, le loro idee, le loro tradizioni, i loro errori e tradimenti ma anche ai loro gesti di fede eroica.

Gli ebrei rimangono ancora molto cari a Dio il cui amore non conosce oblio e tradimenti; la Chiesa di Cristo attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno l’unico Signore ad una sola voce!

Il sacro Concilio ha voluto, ufficialmente e definitivamente, promuovere una riconoscenza, una stima sincera e reciproca, costruita anche attraverso studi teologici comuni e a momenti fraterni di preghiera.

Già allora il Concilio deplorava ufficialmente ogni attribuzione di colpa agli ebrei per la condanna e la morte in croce di Gesù. Essi non vanno presentati per questo come rigettati da Dio, poiché Cristo si è Lui stesso e volutamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini, anche dei nostri.

- La religione islamica: la terza religione monoteista è anch’essa affine al cristianesimo, anche se in modo meno evidente e storicamente più travagliato. Al di là delle crociate per la conquista della Terra Santa, che spero ormai sistemate storicamente superando ogni polemica, il rapporto con gli islamici risulta tutt’ora problematico. Troppo diverse sono le convinzioni etiche e sociali, i modelli di educazione dei giovani, il ruolo delle donne, il peso della fede nella vita pubblica. La nostra recente società ha dovuto imparare, e sta ancora imparando, a convivere con essi e con i loro stili di vita: siamo stati costretti dai flussi migratori, dalle crescenti situazioni di arrivi di clandestini disperati alla ricerca di qualcosa di migliore! La risposta politica, economica, sociale è sotto gli occhi di tutti; qui richiamo solo la recente difficoltà nel trovare un accordo europeo nella “spartizione” delle persone sbarcate in Italia e destinate a tutti i paesi europei!

Ancora una volta sarebbe sufficiente leggere e meditare il preambolo ed i primi otto articoli della (DU) per calarci nel ruolo di cittadini rispettosi delle norme della minima convivenza umana, basata su valori che quasi tutto il mondo civile (ONU) ha comunemente e liberamente sottoscritto nel 1948!

Voglio sottolineare qui soprattutto l’attenzione e la riflessione sul nostro coinvolgimento da cristiani, oltre che da cittadini del mondo.

La dichiarazione vaticana affermava che la Chiesa guarda con stima e rispetto i musulmani che adorano come noi un solo Dio, ovviamente in modi diversi, come penso piaccia all’uomo ed anche a Dio.

Non dimentichiamoci che la libertà e la gratuità sono dei fondamentali ingredienti voluti da Dio nella creazione e da Lui immessi nel suo piano salvifico, realizzato da Cristo, nella storia umana.

Gli islamici hanno una forte convinzione religiosa e la loro dichiarazione di fede è omnicomprensiva: il termine stesso “islamismo” vuole significare la totale sottomissione a Dio, vivente e sussistente, misericordioso ed onnipotente, creatore del cielo e della terra che ha parlato agli uomini attraverso i profeti. Per loro soprattutto e fondamentalmente attraverso Maometto, l’unico e grande profeta. Essi mantengono una certa venerazione per Gesù, un grande profeta, e per Maria sua madre, entrambi a volte invocati con venerazione, almeno da parte dei fedeli meno fanatici ed intolleranti.

Attendono il giorno del giudizio con trepidazione in quanto Dio retribuirà allora tutti gli uomini risuscitati; hanno una vita morale severa e molto rispettosa delle norme coraniche e delle tradizioni. Questo aspetto costituisce, spesso, occasione di attrito col nostro senso morale che, a dire il vero, è ben più superficiale!

La parte conclusiva del documento raccoglie in una visione di “fraternità universale” tutti i temi accennati in forma sintetica ma molto provocante. Ogni uomo creato dall’unico Dio e che in qualche forma voglia essere grato al Padre per i suoi doni, deve coltivare lo stesso sentimento di gratitudine verso chi si trova nelle sue condizioni, cioè per gli altri uomini. Questa condivisione orizzontale della stessa situazione umana ci rende per forza tutti fratelli, l’amore primigenio di Dio per noi uomini, se accolto, si infonde anche nei nostri rapporti umani e ci trasforma, da simili ma estranei in simili e fratelli, anche se apparteniamo a diverse religioni storiche: “Chi non ama, non conosce Dio” ( 1GV 4,8). Viene tolta ogni discriminazione tra uomini e loro istituzioni, laiche o religiose. Di ciò la Chiesa ne deve essere convinta e ancora più ne deve essere testimone! Per accentuare brevemente tale bisogno-desiderio, tipico del cristianesimo, di testimoniare il Vangelo di Cristo, affronto alla fine la dichiarazione “AD GENTES” che si è occupata dell’attività missionaria della Chiesa. Affronteremo solo e sinteticamente il capitolo primo, quello più teorico e dottrinale che non affronta questioni storiche ed organizzative.

Nel proemio i Padri affermano, sentenziano il motivo fondante della Chiesa stessa, senza il quale non avrebbe motivo di esistere: “Inviata per mandato divino alle genti per essere Sacramento Universale di Salvezza” (Mc 16,15-20). Essa deve portare l’annuncio del Vangelo a tutti, portare frutti a tutta la terra.

La Chiesa è sale della terra e luce del mondo (Mt 5,13-16) e sempre urgentemente deve sentire propria la vocazione ad incontrare gli uomini per rinnovarli e salvarli nel nome di Gesù Cristo, il cui sguardo abbraccia tutti i secoli e non ci lascia soli nella realizzazione del Regno dei Cieli (v. Ascensione e Pentecoste).

La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria (Mt 10,40-42 e LG 17), deve cercare ed incontrare tutte le persone per continuare l’opera di Gesù Cristo e dello Spirito Santo che in essa realizzano il piano di Salvezza di Dio Padre. Questo piano non è rivolto solo ad una parte di uomini, non è limitato ad una sola religione, non si attua in una maniera segreta nell’animo di certi uomini!

Dio ha deciso di entrare in modo nuovo e definitivo nella storia umana tramite il sacrificio di Gesù; è un modo generale ed universale che abbraccia gli uomini di ogni tempo e luogo (At 10,36-38).

Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini ed attraverso il suo cammino di incarnazione rende gli uomini partecipi della natura divina; egli non è venuto per essere servito, ma per servire tutti gli uomini.

Riporto Lc 4,16-18: “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato con la sua unzione, mi ha inviato a portare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito, ad annunziare ai prigionieri la libertà ed a restituire ai ciechi la vista”.

Dio in Cristo cerca tutti gli ultimi, i sofferenti e gli emarginati dagli altri uomini e non fa selezioni per razza, cultura, ceto o religione. Anche oggi esistono poveri ed emarginati, vicini o lontani da noi, ma comunque bisognosi del nostro aiuto, se vogliamo concederlo. In questi ultimi anni è aumentato il numero dei poveri in casa nostra, li incontriamo e possiamo aiutarli senza partire per le missioni in terre lontane; ciò è dovuto in parte alla nostra crisi economica che ha spinto alla povertà tanti di noi, in parte al tragico fenomeno degli sbarchi dei clandestini che da noi sperano in una vita dignitosa.

La Chiesa continua l’opera di amore e di Salvezza di Gesù Cristo e come lui deve accogliere tutti i bisognosi, senza alcun criterio di scelta o di lista d’attesa. Essa all’inizio apparve di fronte ad una moltitudine diversa e non sempre ben disposta, ma ugualmente iniziò e continuò l’opera di diffusione del Vangelo tra i pagani.

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo ed insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato” (Mt 28,19-20).

“Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato” (Mc 16,15).

Noi cristiani e la nostra Chiesa abbiamo la grande gioia-responsabilità di diffondere il Vangelo di Cristo e la sua opera di salvezza, ma per vivere tutto ciò dobbiamo incontrare l’altro, il diverso, il pagano senza averne paura. Senza le persone da evangelizzare non esisteremmo noi evangelizzatori, è una questione d’identità, di fondamento nella vita di Cristo. Forse le situazioni di crisi attuale, economica e di flussi migratori, possono essere lette in un’ottica di “segno dei tempi”: cioè di intervento di Dio nella storia per educare, guidare gli uomini di buona volontà a collaborare col suo piano di Salvezza, collaborazione che noi spesso e volentieri eludiamo.

L’attività missionaria è la manifestazione e realizzazione del piano divino nella storia e nel mondo.

La Chiesa deve essere presente tra i gruppi umani: i cristiani sono tenuti a manifestare ovunque, con la vita e con la loro testimonianza, di essere uomini nuovi in Cristo, grazie al battesimo ed alla forza dello Spirito Santo ( Mt 5,13-16). La nostra presenza è animata dalla carità con cui Dio ci ama e con cui Cristo ha camminato sulla terra, per incontrare nei villaggi gli ultimi e gli emarginati, per portare loro un po’ di bene fisico, ma soprattutto spirituale. Gli uomini vengono aiutati a raggiungere la Salvezza attraverso la carità verso Dio e verso i bisognosi. Cosi inizierà a risplendere il mistero di Cristo in cui appare l’uomo nuovo per tutti gli uomini, creato ad immagine di Dio ed in cui si realizza la carità di Dio (Ef 4,24).

( Clicca qui per il testo integrale della predicazione )

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