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La speranza cristiana. Temi di escatologia

Nei tre venerdì del tempo di avvento 2009 ho proposto una riflessione sui grandi temi del fine e della fine del progetto di Dio, della vita individuale e collettiva dell'umanità, e del mondo stesso (appunto: escatologia, termine greco che indica la riflessione cristiana sulle relatà definitive di Dio e dell'uomo). In una parola: si tratta dell'incontro definitivo di Cristo risorto con l'uomo! Le pagine che ora potete leggere sono solo degli appunti, senza un adeguato sviluppo, che invece è stato offerto durante la conversazione e nel dialogo che ne è scaturito: dialogo intenso e non concluso. Se dunque non tutto risulta chiaro, il lettore non si spaventi; prenda gli spunti che più lo aiutano, e magari si intrattenga nella preghiera o con qualche fratello di fede sulla meta ultima della nostra speranza!

Don Alberto

 

 





Parrocchia di S. Egidio e S. Apollonia

L’ESCATOLOGIA CRISTIANA

Tre sere 4, 11, 18 dicembre 2009 in S. Egidio, ore 21

 

Introduzione: la professione di fede come guida all’escatologia cristiana

 

PRIMO INCONTRO

 

Ascolto musicale - F. Handel, Messia (1742), terza parte, 33’ da dividere in due ascolti (n 1-4; 5-7; oppure n 1; e n. 6,7)

 

Riflessione - Il punto di partenza

La risurrezione di Gesù è il contenuto fondamentale sintetico dell’escatologia cristiana (“Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25).

“Fiducia christianorum resurrectio mortuorum: illam credentes, sumus” (Tertulliano).

Essa porta Gesù alla fine, al compimento della sua missione e della volontà salvifica del Padre (Gv 19, 28.30): nulla esiste oltre la risurrezione di Gesù. L’azione trinitaria di Dio è nel suo nucleo essenziale compiuta.

 

Questo comporta l’unità radicale, qualitativa degli aspetti e dei tempi della Pasqua del Signore:

  1. risurrezione dai morti; l’unica frattura pasquale è all’indietro, rispetto alla morte, frattura che non impedisce, anzi, proprio perché rottura radicale e definitiva rispetto al peccato e alla morte, rende possibile la ripresa dell’obbedienza di Cristo nella sua gloria: il Risorto mostra le piaghe [Gv 20,27], l’Agnello è dritto in mezzo al trono – ma come immolato [Ap 5,6]);
  2. assunzione presso il Padre, ritorno al Padre; ‘un poco’ di Gv 16,16-23 … ‘perché vado al Padre’;
  3. attiva presenza nella Chiesa e nel mondo mediante lo Spirito (Mt 28, 20; Gv 14 e 16); egli intercede per noi (Rm 8,34);
  4. il ritorno nel mondo (At 2,11; Gv 14,2-3.28 ritornerò e vi prenderò con me); parusia (1Ts 2,19;3,13;5,23; 2Pt 1,16; 1Gv 2,28), la venuta / presenza definitiva del Signore Gesù tra gli eletti per la gloria del Padre (e noi attendiamo nella vigilanza il ritorno del Signore in gloria); il signore ritorna e ci porta con sé, nell’unione definitiva tra cielo e terra, Dio e l’uomo (Ap: la nuova Gerusalemme che scende da Dio);
  5. se ne conclude: nella risurrezione il tempo come ciclo di nascita e morte, di origine e corruzione, è risolto in una dimensione nuova della vita: il Risorto non muore più, la morte non ha più potere su di lui: ossia egli vive per Dio (Rm 6,8-11) (cfr. Mt 22,31s.);
  6. l’unità del mistero di Cristo si estende analogamente alla relazione tra Cristo e i discepoli: vi prenderò con me… dove sono io, anche voi …

 

La risurrezione di Gesù è

  1. unica per certi aspetti (continuità diretta del corpo personale di Gesù [rende possibile il riconoscimento da parte dei discepoli], è il corpo del Santo di Dio – la sua forza salvifica universale – la trasformazione del mondo; nb. il NT infatti non afferma che Gesù divenne una nuova creatura, come lo è invece per l’uomo: il peccato fà la differenza);
  2. esemplare per altri (introduce alla comprensione della nostra risurrezione: [temi da trattare nel secondo incontro] riscatto della materia dalla corruzione, possibilità straordinaria di presenza e di comunione, l’identità personale, ecc.)
  3. soprattutto partecipabile a tutti gli uomini (il che è esclusivo di Cristo)
  4. e di fatto partecipata ai credenti nella fede e nella speranza (Rm. 14,7-9)

 

Preghiera       1 Cor 15, 1-28

 

SECONDO INCONTRO – La transizione 

Morte, giudizio, inizio della vita beata: aspetti antropologici: da pensare all’interno di Gesù eschaton dell’agire di Dio per l’uomo.

 

Ascolto musicale - G. Mahler, Sinfonia n. 2 (1894), Risurrezione, Seconda sinfonia, 5° movimento (17’) e 6° movimento (13’: risorgerò)

 

Riflessione

La morte dell’uomo, il mistero di cui non si può parlare in modo neutrale, ma solo a partire dalle decisioni fondamentali della vita:

  1. è un pericolo incombente, dal quale trarre decisivi stimoli per la vita (nell’A e NT);
  2. è nemico supremo e ‘ultimo’ non solo dell’uomo, ma di Dio (creatore e redentore);
  3. va compresa a partire dalla volontaria morte / offerta della propria vita da parte di Cristo, che trasforma la sua in una morte ‘salvifica’;
  4. e permette il cambiamento intrinseco della morte dell’uomo nella morte di Cristo, il quale ac-compagna il credente dentro la morte (espropriati da una morte tutta nostra: Rm 6,5; 14, 7s. per poter partecipare ad una risurrezione, che, per grazia, diventa nostra);
  5. e rende possibile ‘essere con Cristo’ anche ‘prima’ del compimento collettivo e finale dell’intera storia umana (Fil 1,21-26; 2Cor 5,6-9), al quale tuttavia la vicenda individuale è strettamente legata e completamente indirizzata; nb. l’affermazione dell’immortalità dell’anima è funzionale alla verità della risurrezione dell’uomo e del poter essere con Cristo anche ‘prima’ del compimento definitivo della storia umana.

 

note: che cosa sia la ‘morte’ dipende dalla ‘fede’;

            il dramma viene affrontato e vissuto nella speranza, o in altri modi …, ma non senza un            modo…;

            l’essere con Cristo nella risurrezione (Col 2,12; Ef 2,6) precede nella fede la morte, e             pertanto non viene distrutto dalla morte, anzi in essa può essere introdotto, per cui per me            morire è un guadagno (Fil 1,21);

            per il suo carattere di definitività la morte situa l’uomo oltre le dimensioni del tempo     cronologico;

            realtà definitive e condizioni provvisorie non sono per l’uomo, né al di qua né al di là della       morte, dimensioni opposte.

 

Il giudizio di Cristo sull’uomo:

  1. le azioni umane e l’intera vita dell’uomo sono essenzialmente giudicabili: da Dio pienamente, e dall’uomo veracemente (Gb);
  2. il giudizio e non solo quello definitivo è una suprema attività divina che appartiene all’opera di salvezza a favore dell’uomo (ed esercitata tanto spesso da Gesù); perciò nulla può essere salvato dell’uomo senza essere messo alla prova del ‘fuoco’  divino del giudizio;
  3. la misura del giudizio è Cristo Signore, nella pienezza del suo mistero e della sua rivelazione nella storia: il giudizio è crisi su come ciascuno ha costruito (paglia o oro) e suppone la possibilità di separare il peccato dal peccatore (ossia la remissione dei peccati, e l’accoglienza del perdono);
  4. nulla può essere definitivamente salvato dell’uomo senza essere trasformato / pneumatizzato / divinizzato (ipse, non idem);
  5. il giudizio divino può esigere una ‘provvisoria’ purificazione del cuore umano (purgatorio);
  6. nulla dell’uomo va perduto, tutta la persona viene salvata (totus), spirito e corpo (il corpo stesso, non il medesimo corpo), relazioni e cosmo: questo è il contenuto fondamentale della risurrezione di Cristo e analogamente degli uomini;
  7. nel giudizio di Dio il peccato ‘può’ spalancare l’abisso dell’inferno; ora appare il mysterium iniquitatis come ostinazione, odio, attivo annientamento, definitiva autoesclusione dalla comunione con Dio e i santi CCC 1033); nb. il problema della ‘giustificazione’ del male e della sofferenza a. nel perdono a caro prezzo b. in una pienezza esuberante (Gv.16,21; Ap);
  8. l’eternità della vita (vita eterna) non è la perpetuità della vita; è una deificazione, una comunione nel riconoscimento della dignità e santità degli altri;
  9. possiamo / dobbiamo sperare che la redenzione di Cristo porti alla salvezza di tutti gli uomini, nessuno escluso: la speranza punta alla salvezza e alla non-perdizione definitiva di nessun uomo.

 

Preghiera

1 Cor 15, 35-58

 

TERZO INCONTRO – Il compimento insuperabile

 

Ascolto musicale - O. Messiaen, Quatuor pour la fin du temps (1941), 5a parte (9’) e 8a parte (8’).

 

Riflessione

 

Per Cristo al Padre nello Spirito Santo

Il compimento insuperabile dell’uomo e della storia intera non può essere che il compimento della Rivelazione di Dio all’uomo per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo: la regalità pienamente attuata di Dio (il compimento delle promesse di Dio, il compimento dell’origine – Genesi – nella fine), la città santa (la Gerusalemme discendente, che comprende gli Apostoli e le chiese obbedienti, l’universalità compiuta dell’umanità).

Questa sarà l’opera del Padre per mezzo dell’Agnello nello Spirito (che insieme alla sposa prega, per affrettare il compimento: Vieni!), la partecipazione alla vita eterna di comunione divina nell’agape. E’ l’accoglimento dell’uomo da parte di Dio in Dio.

 

Sguardo retrospettivo sul mondo

Il tempo non è necessariamente / solo corruzione e dunque fatalmente destinato all’annientamento o alla negazione cosmica (oriente, e in generale una visione naturalistica / materialistica del mondo e dell’uomo); è anche seme della vita eterna, o suo grembo (le madri generano per la vita eterna). E’il tempo qualitativo o il senso di una storia (le piaghe della passione permangono nell’Agnello come immolato). Si elimina il peccato nella storia, non la storia (della libertà).

 

Sguardo introspettivo sul mondo

Dio opera una trasformazione compiuta dell’uomo, la quale ha le dimensioni del mistero di Cristo (a partire dalla incarnazione del Verbo):

a. il singolo viene rigenerato pienamente dallo Spirito (spirito e corpo, nella propria personale vicenda o storia, nell’io)

b. la chiesa viene purificata da Cristo

c. l’umanità viene resa sposa fedele – ora il progetto di Dio giunge a perfezione

d. la creazione, ossia natura e storia (tramite la redenzione del nostro corpo: Rm 8, 19-25, 18-39)      viene liberata dalla vanità / corruzione: si tratta di un aspetto della trasfigurazione, la quale             riguarda anche il mondo (cfr. l’arte, il paradiso) [nb. la durata o la durabilità cronologica del cosmo non è una questione per la fede cristiana: durata indefinita e creazione non si           escludono, ossia durata ed eternità sono realtà differenti, e la prima (intesa come storia             umana)può essere salvata]

e. il tempo presente come tempo di prova,  che verrà incomparabilmente trascesa, superata nella        vittoria (la perseveranza nella fede)

 

 

Alcuni segni della vita futura ossia le buone ragioni della speranza cristiana

 

il desiderio di evitare e superare la morte e in generale la dinamica del desiderio, come correttivo della tendenza archeologica del sapere;

 

segni corporei: vedere, mangiare, bere, incontrare (banchetto)

segni interpersonali: matrimonio (sposo – sposa), chiesa

segni della creazione: giardino ordinato, cielo e terra

 

tutto attende e anela alla gloria di Dio

 

Preghiera

Apoc 21, 9-10; 21, 22-22, 5; 22, 12 - 21

 

 

ALTRI RIFERIMENTI BIBLICI:

 

Mc 16, 1 – 8

Lc 24, 36 – 42

Gv 20, 1 - 10

 

1 Tess 4,13 – 5, 11

Fil 3,7 – 14

 

Salmo 16

Ez 37

Gen 1 – 2.