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Epitalàmio per Giulietta e Pietro

Epitalàmio

per Giulietta e Pietro

nell’occasione delle loro Nozze d'Argento (1987–2012)

 

8 gennaio 2012

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

 

 

Quando Pietro e Giulietta mi hanno chiesto di esprimere qualcosa

Nel loro venticinquesimo anniversario di matrimonio,

Ho accolto la richiesta con piacere, e con un po’, anche, di apprensione.

 

Apprensione, perché dovevo “tradurre”

Questi anni in cui ci siamo conosciuti,

In parole, rileggere un senso

(E non è mai facile),

Un senso anche a nome della comunità parrocchiale di Sant’Egidio,

Che, appena in Italia, come hanno da subito percepito,

Li ha accolti.

Fermarmi a rivivere nel loro

Anche qualcosa del mio,

E dei nostri matrimoni.

 

Piacere, perché è bello e rinfrancante dei rapporti e dell’amicizia,

Ricercare appunto un senso, ripercorrere i momenti che li hanno costruiti,

Riportarli alla luce e riportarli, inoltre, dentro,

A quell’ambito comunitario, di Sant’Egidio e oggi anche di Sant’Apollonia,

In cui sono nati e sono cresciuti.

Perché a propria volta, questa  memoria di coppia, di famiglia, di relazioni, di amicizia,

È tutt’uno

Con la memoria comunitaria, con la memoria di tutti. Non sarebbero,

per molti tratti, se non insieme.

E ricordare l’una, ricorda e rinforza le altre.

 

Mi veniva in mente l’antica tradizione degli

Epitalàmi nuziali.

Non sarà un Epitalàmio, in senso proprio.

Ma al significato di questo canto mi sono comunque voluto ispirare

per questa occasione,

 

Celebrativo degli sposi e gioioso,

Della festa che l’incontro tra un uomo e una donna

Suscita, capace di spingere, come poche altre situazioni della vita,

Continuamente alla ricerca di capire – e di andare oltre – il presente e la realtà.

 

Giulietta e Pietro sono arrivati dall’Albania

Nell'agosto del 1991. Da Tirana. Città che non conoscevo,

Ma che la Storia ci ha insegnato a conoscere. So che Giulietta dirigeva

L’ufficio dello Stato civile nazionale. So che l’Albania di allora era un paese totalitario

Di ideologia comunista. Un paese che di dichiarava ateo e in cui

la religione non veniva considerata.

Pietro e Giulietta si sono sposati in Comune davanti allo Stato.

Un primo elemento che mi ha fatto pensare.

Può lo Stato esprimere qualcosa di sacro, qualcosa del sacro?

Uno Stato che, pur avversando, come spesso è accaduto

Nella storia, qualsiasi principio “concorrente”,

come può essere la scelta religiosa delle persone,

Sembra non poter in qualche modo

Non solo non sopprimere il senso religioso,

Ma anche non rimandare ad esso? 

Evidentemente può, se Pietro e Giulietta, entrati in Italia,

hanno “accolto” di essere subito “accolti”

Da un contesto religioso come quello di una comunità parrocchiale.

L’ambivalenza di un passato: così duro, come è stato per molti,

Così fondamentale, comunque, per la propria storia!

 

Un seme era quindi nel loro cuore, e ha trovato

Nell’incontro con il Vangelo

Terreno fertile per germogliare.

Ci sono stati, si potrebbe anche dire, dei buoni giardinieri.

Gianna Gola, Emel Guarneri, Don Alberto, Luigi Scaglioni in primo luogo

Hanno dato voce e un volto

Al luogo che li riceveva e che attendeva le loro radici.

Come Pietro e Giulietta dicono,

Il primo sostegno e appoggio economico, morale e anche religioso

È venuto dalla comunità di sant’Egidio.

E anche la prima abitazione, poi la casa della parrocchia in via Frattini,

Le prime occasioni lavorative (il lavoro di sacrista, di Giulietta)…

Sono venuti, insieme, come naturale per un cristiano, senza bisogno,

Di offrire l’una cosa per l’altra, ma Una attraverso le altre.

Il senso cristiano della vita, penso, non è ricerca di proseliti,

Ma di offerta di sé in nome di Cristo. Cristo che è libertà,

Non obbligazione a qualcosa in cambio.

Bella una comunità che sa donare senza pretendere di ricevere.

Ma che sa anche ricevere.

 

Nel 1999 sono così arrivate le nozze celebrate in chiesa, nella Chiesa.

(Vi piace periodicamente celebrare!).

Ma questa volta, oltre allo Stato, davanti a Dio e alla comunità cristiana.
La fede che è maturata sempre più profonda e la sete di avvicinarsi alla religione,

Che i nostri figli hanno la fortuna di vivere sin da bambini…

Giulietta e Pietro sono giunti a un primo grande risultato: la gioia di rendere grazie a Dio,

Per l’incontro di sposi, per la ricchezza che racchiude e svela la promessa sponsale,

Per la responsabilità – la richiesta di risposta –

Che Dio stesso pone e propone.

Il sentimento del sacro che si trasforma in sacramento, che santifica la vita.

Anche qui c’è stato un giardiniere: Elda Staffoli, che li ha accompagnati

Nella catechesi specifica sino al raggiungimento pieno e

consapevole della scelta di fede,

Come Madrina, nel percorso di catecumenato, e nella celebrazione,

nella notte di Pasqua del 1998,

Dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e della Prima Comunione.

 

E c’è un’ultima parte, che voglio ricordare,

Quella vita di tutti i giorni, così normale, così difficile e così bella,

(Eltjon, che eri nato nel 1988, non ti ho dimenticato),

Fatta di amicizie, di rapporti da tessere e da ricostruire, di lavoro da imparare e da reinventare,

di sfida per il futuro.

Il salto da una cultura a un’altra, l’apprendimento – minuzioso, mediatorio, faticoso, straniante, palpitante –

Della nuova lingua, un passaggio fondamentale per l’appartenenza

a questa nuova realtà.
In tutti questi anni vi siete sempre più integrati,

Fino a sentirvi ed essere fratelli e membri di questa comunità,

Prendendo parte attivamente ai momenti che la animano

(gli incontri, i gruppi, le feste, le celebrazioni),

Condividendo i momenti difficili e la perdita delle persone care,

Stringendo un legame forte

E un sentimento che si percepisce.

Grazie per averci voluto fare dono della vostra fede in Gesù,

Del vostro amore, e della vostra serena felicità.

 

Auguri!

 

 

                                                                                                                        Roberto



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