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Il catechismo e i mille impegni di tutti

Il tema, come noto, provoca quotidianamente la nostra esperienza parrocchiale. Ecco perchè nel seguito mi permetto di prendere "a prestito" un intervento di Mariangela per rilanciare questa importante discussione a beneficio di ragazzi, genitori, catechisti e animatori.

Occasioni

Sono molto dispiaciuta che la bella iniziativa pensata per i ragazzi delle medie sia impossibile da realizzare per i “troppi” impegni degli stessi ragazzi.
Questo “caso” mi offre l’occasione, tuttavia, di condividere una riflessione di carattere più generale in ordine alla catechesi e alle difficoltà che le nostre brave e disponibili catechiste incontrano nella loro missione nonché al ruolo dei genitori, della famiglia, della comunità cristiana.

Se la catechesi è l’educazione della fede al fine di iniziare alla pienezza della vita cristiana gli uomini è evidente che, come sempre ci ricorda Don Alberto, i genitori, con la richiesta del Santo Battesimo per i loro figli, sono i primi responsabili di questa educazione, non delegabile ma solo condivisibile.
Il catechismo è una esperienza “trasversale” all’esistenza, oltre che continua, della quale i genitori sono i principali testimoni oltre ad esserne depositari, stimolo, sostegno.
Sento il bisogno di riprendere questo principio perché mi dispiaccio profondamente quando percepisco nelle catechiste un senso di sconfitta a fronte del disinteresse che spesso accompagna le loro proposte ed iniziative (... i veri sconfitti, in realtà, siamo noi genitori ogni volta che perdiamo l'occasione di “fare squadra” nel complesso compito educativo). Dietro agli impegni dei nostri figli, infatti, ci siamo - o non ci siamo - noi genitori.
Non vorrei che il catechismo del mercoledì dovesse essere messo in discussione come nessun altra proposta che proviene dalla parrocchia. Ma mi spiace anche che i ragazzi si trovino a dover mettere in competizione/concorrenza attività che amano e per le quali si impegnano e che stanno contribuendo, parimenti, alla loro crescita.
Poichè uno dei problemi principali contro i quali ci scontriamo è il tempo e la continua sovrapposizione di iniziative e proposte mi chiedo se non sia possibile “migliorare” il coordinamento tra i vari soggetti, per prime le famiglie, e le varie iniziative che la nostra bella Parrocchia propone.
Ad esempio una programmazione se non proprio per tutto l'anno, almeno per due, tre parti di esso, potrebbe forse aiutare soprattutto in previsione dei periodi dell'anno più intensi (come questo, per l'appunto). Forse potrebbe aiutare anche una programmazione temporale a fasi alterne delle attività catechistiche in senso stretto e quelle catechistiche animative, ovvero si affronta un argomento per il tempo ritenuto adeguato “a tavolino” e lo si sviluppa in un altrettanto adeguato tempo successivo con le tecniche proprie dell'animazione. Potrebbe entrare in questa alternanza temporale anche una attività oratoriale specifica ancorchè “destrutturata”, apparentemente, che faccia crescere attraverso la semplicità del gioco puro.
Conosco bene quanto lavoro, attenzione e sensibilità mettono le catechiste dei nostri figli nella loro missione e, proprio per questo, mi permetto di stimolare una partecipazione più attiva da parte dei genitori che come me beneficiano di questo grande impegno del quale le ringrazio profondamente.

catechismo come cammino

Le tue osservazioni offrono tanti spunti.
Sicuramente è opportuno prendere atto della mole degli impegni cui bambini e ragazzi di fatto sono sottoposti. Se la scuola si prende la sua consistente fetta, ad essa si aggiunge la cura di tutta una serie di impegni che costantemente riempiono le loro giornate: impegni sportivi, altri studi (ad esempio musica o recitazione) festine, incontri, hobbies vari. Certo tutte belle proposte in grado di arricchire. Penso all’esperienza dello sport, metafora di grande efficacia in grado di proporre ai ragazzi in forma condensata tanti aspetti della vita: relazione e spirito di gruppo, leadership, rapporto con il coach, fatica, gioia, delusione, conflitto... Oppure l’esperienza tanto ricca e affascinante della conoscenza di uno strumento musicale, sia in forma solista che di gruppo. Oppure l’opportunità di socializzazione offerta da momenti eterogenei ed informali di incontro. Tutte opportunità che offriamo volentieri ai nostri figli.
Ma allora dove sta il problema? Sicuramente, almeno in prima battuta, nelle cura attenta delle proporzioni. Come in una ricetta delicata, occorre calibrare con cura le proposte, consapevoli che una vita troppo “densa” consegna fatalmente alla solitudine. L’ “evento/impegno”, falsando la prospettiva, rischia di occupare impropriamente il centro della vita fino a farla sembrare significativa solo quando ben satura. In questo senso gli impegni divengono una via di fuga dalla realtà, una scorciatoia che impedisce di comprendere e affrontare la vita in tutta la sua ricchezza e complessità.
La proposta catechistica in questo senso è determinante perché per propria natura punta esattamente in direzione opposta. Punta a illuminare la dimensione di senso e di significato che è propria della vita in quanto dono ricevuto e poi sùbito da condividere e da ri-donare. La prospettiva di fede permette di riappropriarci della nostra vita, dei nostri tempi e dei nostri significati, riportando passioni e impegni di ogni giorno in uno spazio più corretto e appropriato.
Che fare allora nella pratica? 
Solo due spunti con semplicità.
Prima di tutto è importante, sia per noi genitori che per i nostri figli, tener fuori il percorso catechistico dal tourbillon di tutti gli altri impegni. Nel senso di pensare e vivere il catechismo non come “un impegno” (uno dei tanti...), ma come cammino di ricchezza che accompagnerà tutta la vita illuminandola. Questa prospettiva di lungo periodo e profondo significato aiuta nelle singole scelte. Ad esempio evitando di mettere gli incontri di catechismo in competizione con gli altri impegni. E, in caso di sovrapposizioni non eliminabili, sollecitando la ricerca di una soluzione organizzativa di compromesso praticabile che ovviamente prevederà una qualche rinuncia. Privilegiando il catechismo ma valutando di volta in volta con equilibrio anche l’importanza e il peso degli altri impegni. Approfondire questo equilibrio con i bambini/ragazzi è un ulteriore passaggio di significati, e dunque in certo senso ancora una forma di catechismo familiare.
D’altra parte, anche dal punto di vista della parrocchia è importante un’ulteriore crescita organizzativa. Quando le iniziative (non solo quelle catechistiche ma anche quelle relazionali e di animazione collegate) si moltiplicano, è importante impegnarsi per cercare, con la consueta fatica e certosina pazienza, di coinvolgere sempre quanto più possibile i ragazzi e le famiglie. Questo non ovvierà certo ai problemi di tutti, ma quantomeno stimolerà la comunicazione e solleciterà una partecipazione più attiva di molti alla vita e all’esperienza parrocchiale.

ROSE

 

Sul terrazzino della mia cucina c’è un vaso di piccole rose.
A costo di apparire sentimentale, non vi nascondo che più di una volta al giorno passo lunghi momenti a contemplare i piccoli boccioli che si schiudono, aprendo alla vista quei delicati petali sottili, appena rosati …
Perché raccontarvi questo?
Perché provo una sensazione molto simile quando osservo i ragazzi e le ragazze del mio gruppo di catechismo: difficilmente saprei esprimere in altro modo la tenerezza con cui li guardo.
Sono ormai sette anni che ogni mercoledì passiamo insieme la nostra oretta: erano in seconda elementare; adesso finiscono la seconda media!

Certo, il gruppo nel tempo si è trasformato, ragazzi che prima c’erano adesso non li vedo più, forse si sono trasferiti in altri quartieri, forse hanno fatto scelte diverse.

Ma c’è un gruppo, un piccolo gruppo fedele che sta crescendo, che sta maturando, che pone e si pone domande, che sta già cominciando a saper dare risposte … ecco, di fronte a questo io mi commuovo!

In questi sette anni ho avuto ed ho ancora adesso momenti di crisi, in cui mi sono chiesta e mi chiedo come arrivare al cuore dei “miei” ragazzi.
Non lo so.
Forse nemmeno lo scoprirò. Non è difficile che andando avanti le cose si faranno ancora più complesse e Laura ed io dovremo trovare nuovi modi, nuove forme, nuove idee … ma di una cosa sono convinta: il bene che mi lega a loro darà il suo frutto!
Buone vacanze, ragazzi!

E' una delle esperienze più belle!

Ho solo il tempo di condividere rapidamente la tua esperienza, che per molti aspetti è quella di tanti educatori: genitori, catechisti, preti, ecc. In certi momenti privilegiati la vita e la crescita delle ragazze e dei ragazzi ha come uno scatto: il loro cuore si apre, il loro mondo si allarga, la loro sensibilità si acutizza, la loro intelligenza si approfondisce! Possono davvero diventare grandi, nel senso più nobile della parola, persone significative per sé e per gli altri. E' il momento del sogno necessario, e dell'esposizione al rischio della realtà. E' proprio a questo punto che essi devono incontrare adulti responsabili, capaci di non tradire la loro disponibilità al mistero affascinante della vita.

Certamente vi sono diversi ragazze e ragazze della nostra comunità in questa stagione profumata della vita. Ci conceda il buon Dio di non tradire le loro aspettative, ma di continuare ad innaffiare, ancor meglio se possibile, la loro fioritura. Non è questa l'essenza della speranza?