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A che punto siamo della notte? Incontro sulla perdurante crisi sociale ed economica

Data e Ora evento: 
15/11/2013 - 21:00

E' già la terza volta che ci interroghiamo in parrocchia sulla crisi sociale ed economica che continua a colpire duramente famiglie e persone. Proponiamo un incontro a due voci: il Prof. Alessandro LAI, dell'Università degli Sudi di Verona, interviene sulle prospettive economiche del prossimo futuro su scala nazionle e internazionale; la dott. Maria Luisa CAGIA, che coordina i progetti di microcredito e altre realizzazioni della Caritas mantovana, interviene sulle ricadute sociali e familiari della crisi nel nostro territorio. Un'occasione preziosa per capire e sperare.

A che punto siamo...

A che punto siamo...

La grande crisi è arrivata ad un punto tale che da tutte le parti si levano voci, si dànno spiegazioni, si lanciano proclami e progetti. Tutto giusto, tutto estremamente necessario. Ma fino all'ultimo, per quanto possibile, si è cercato e si cerca di mistificare i livelli reali di gravità, di esorcizzare le paure con sorrisi in doppiopetto, per non allarmare, e anche per non perdere posizioni di potere politico ed economico. In questo senso anche la menzogna più spudorata rientra nella logica delle parti, nel perverso ruolo di chi, anche nell'estrema tragicità del momento, deve succhiare sangue a proprio piacimento da coloro che non possono difendersi. Così è stato ed è anche in regimi di ispirazione marxista, dove il principio avrebbe dovuto sempre e comunque essere quello dell'uguaglianza, ma dove paradossalmente si trova sempre qualcuno "più uguale" degli altri. Questo del versante economico così precario è un problema quindi che smuove l'intimo di tutti, proprio di tutti!

A che punto siamo della notte? Sposto l'obbiettivo sulla perdurante emorragia di "fedeli" che genera veri "poveri" senza alcuna speranza, perché hanno chiuso definitivamente l'orecchio alle prediche e alle buone maniere, si sono fatti un dio (o un Olimpo) dei propri bisogni più bassi, ma che ineluttabilmente entrano in un disperato nonsenso, nel più completo disorientamento.

Quante belle parole e complimenti reciproci anche su queste pagine, quante iniziative che inevitabilmente però si chiudono a riccio... forse non ci rendiamo conto (anche se mi sembra impossibile) che stiamo cancellando dalle nostre prospettive almeno il 90% (stima per difetto che certo va aumentando) degli abitanti del territorio, persone che hanno già perso ogni immagine di Vita Eterna? Rispondo a me stesso: certo il Signore nella sua misericordia troverà provvidenziali vie di salvezza anche per loro... ma di ognuno che si perde, e comunque della nostra indifferenza e delle nostre omissioni, dovremo renderGli conto. Tremo di questo.

Alla prossima

Atty

Shomèr ma mi-llailah ...

Ancora un reportage dalla città: ringrazio tutti coloro che l'hanno permesso condividendo le loro immagini su Facebook.

La tematica è sempre quella della "desertificazione" del tessuto d'impresa sul nostro territorio e la conseguente drammatica emorragia di posti di lavoro.

Belle le immagini qui sotto, pur se altro è partecipare. Corteo come "camminare insieme", camminare a fianco, camminare con, condividere il cammino... esperienza che precorre la solidarietà, rende quantomeno possibile il cominciare a pensarla. Come dire: "io ci sono", oppure "magari non capisco ancora bene, ma mi attivo e mi metto in gioco". Corteo al contempo gioioso e triste, sempre composto considerando i circa 3.000 partecipanti. Importante vedere persone della nostra parrocchia, perchè non c'è solidarietà senza presenza. Dopo la prolungata e pesante anestesia somministrataci (e tuttora pesantemente in corso), la presenza dei ragazzi è un motivo particolare di fiducia e speranza.

Mi viene spontaneo ripensare a don Sergio, in questi giorni in cui ricorre il 17° anniversario della sua morte. Ripenso ai valori che ci ha insegnato a masticare e concretizzare. Concreti e praticati, sono un antidoto per pensare ad un presente ed ad un futuro diverso. Più ricco di fatica ma forse anche di senso.

 

 

Il titolo derlla serata è preso dal profeta Isaia

Istinntivamente ho scelto per l'incontro la frase che solo ora ho scoperto provenire da Isaia, capitolo 21. Ecco il testo dei versetti 11 e 12: "Oracolo contro Duma: Uno mi grida da Duma: Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte? Risponde la sentinella: Verrà il mattino e verrà anche la notte. Se volete chiedere chiedete, tornate un'altra volta".

(Dal commento di Schoekel - Sicre Diaz, I Profeti, Borla, Roma, 1989, 215s.) "E' questo uno degli oracoli più enigmatici dell'Antico Testamento. Sembra che l'autore abbia cercato l'ambiguità, imitando un canto di sentinelle.  ... Il profeta annuncia la caduta della nemica, Babilonia, e con essa del piccolo regno di Edom, qui chiamato Duma, che significa 'silenzio mortale', un nomignolo ingiurioso. 'La notte può significare una calamità perdurante, e la ripetizione significare un'angosciosa impazienza. La risposta può suggerire che la calamità continua, nonostante l'aurora sospirata. Tre volte viene nominata la notte, e solo una volta il mattino. ... E' notte nello scenario della storia, le tenebre non lasciano comprendere né è dato calcolare quando giungerà l'aurora liberatrice. Ma c'è un uomo che con gli occhi penetra l'oscurità e misura i tempi: è il profeta. A lui tutti ricorrono: che ora è? che sta succedendo in questa lunga notte? quando finirà? Il profeta non ha una risposta liberatrice. Conosce soltanto un ciclo dominato dall'inesorabile ritorno della notte; per quanto essa cessi, e albeggi, siamo nell'ora delle tenebre. Ma il profeta invita a domandare di nuovo, casomai ricevesse nel frattempo una risposta precisa dal Signore. E l'oracolo ritorna al silenzio, all'attesa".