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Dibattito Chiesa

Carcere, immigrazione e coscienza cristiana

Mi sta creando un forte disagio la sempre crescente consapevolezza di trovarmi come anestetizzata rispetto a quello che sta accadendo attorno a me, in questi ultimi mesi, come italiana ma soprattutto come cristiana.
Tutta una serie di iniziative del governo sono passate accanto alla mia coscienza come un ronzio, un sottofondo al quale non ho prestato grande attenzione fiaccata dalla infinita retorica e dalle notizie non notizie che riempiono le pagine dei giornali e dei telegiornali. Se uniamo l’estate, il desiderio di vacanza e riposo, la voglia di “staccare” dalla routine, dal lavoro, ecco che la legge dello scorso 2 luglio con la quale è stato istituito il reato di ingresso e permanenza illegale degli immigrati e che punisce severamente chi cede il proprio alloggio agli irregolari mi scivola addosso lasciandomi indifferente, estranea al problema … ma anche le ronde e lo sfregio arrogante alla famiglia, alle donne e alle Istituzioni, la crisi economica e la disoccupazione non sono un mio problema. Sono invitata a mantenere le mie abitudini, a comprare, a viaggiare, a rimettere in moto l’economia, non importa se indebitandomi con rate infinite o a spese di un mondo che del “nostro” sviluppo non ne può più sostenere.  Sono invitata a ridere e a divertirmi perché devo mantenere alto l’ottimismo. Devo essere sempre in forma, tonica, alla moda.
Va da sé che in questo quadro il povero, l’affamato, lo straniero sono veramente di troppo. Tutto deve essere pulito, in ordine. Se una panchina viene presa per un posto dove bighellonare oziosamente deturpando il paesaggio e infastidendo lo sguardo di chi vi transita davanti… rimuoviamo la panchina.
Mi si passi la provocazione che unisce un po’ banalmente problemi così grandi. Ma temo che il problema sia davvero molto grande e debba toccare le coscienze dei cristiani. Le istituzioni ecclesiali si stanno distanziando dalle posizioni governative e domenica, nel corso dell’omelia, anche don Alberto ci ha richiamati alla nostra “cristianità” che si connota proprio per la carità che deve sapere esprimere verso il prossimo, a maggior ragione quando povero, affamato, straniero. Non si tratta di seguire o disattendere le indicazione di chi sta governando il nostro Paese in questo momento, ma di seguire o disattendere le indicazioni chiarissime del nostro Vangelo.
Non ci sono solo tanti speculatori che stipano nei propri appartamenti quanta più gente possibile (lo fanno anche con gli studenti universitari!!) ma ci sono anche le Caritas, ad esempio, che ospitano chi bussa alla propria porta senza chiedere nulla in cambio.
Se non fosse che si tratta di una legge praticamente inattuabile (e per questo ancora più grave, perché prende in giro sia chi ha tanta paura di perdere i propri privilegi, piccoli o grandi, e vede nella legge una giusta punizione nei confronti degli “invasori”, sia anche chi teme e discute tanto su questa legge così inutile e ingiusta che si accanisce contro chi sta già pagando a carissimo prezzo la lontananza dalla propria casa), dovremmo prepararci ad andare a trovare in carcere Giovanni perché ha la pessima abitudine di andare ad operare regolarmente alla Casa Abramo di Mottella per l’accoglienza degli extracomunitari ai quali dubito venga chiesto, per poter entrare, prioritariamente il possesso del permesso di soggiorno.

Perchè nessuno ci ricorda che c'è San Patrizio?

Ho un piccolo rimprovero per Don Alberto: di recente tra i vari santi da festeggiare ne ha dimenticato uno... San Patrizio che è il 17 marzo.

Questo rimprovero potrà sembrare strano visto che da noi in effetti non è molto noto/sentito qui in Italia.
Però ho ben notato che qui a Bologna (non solo qui credo) nei pub (in particolare quelli irish) è "festeggiato" in modo abbastanza consumistico. Con una pinta si ottiene un gratta e vinci che da accesso a vari premi.
Non ho nulla contro tale pratica visto che ne ho prese 4 e ho vinto 3 volte :)

Non sarebbe meglio visto i tempi e le mode che corrono fare un vago cenno cristiano a San Patrizio invece che lasciare solo ai media commerciali tale compito? (visto che  loro probabilmente scordano qualche dettaglio significativo)

Concludo riportando la benedizione del viaggiatore irlandese che secondo me è molto bella:
"Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano"

 

Papa Benedetto e il cyberspazio

Raccolgo con sincera gioia le parole che il nostro papa Benedetto ha rivolto oggi a tutti i cristiani a riguardo dell'utilizzo (e dunque del senso più pieno) delle nuove tecnologie e di Internet in particolare. Mi ha rincuorato il ritrovarvi, mediate dalla sua saggezza ed intelligenza, quelle stesse chiavi di lettura che, nel piccolo della nostra parrocchia, già abbiamo potuto intuire e da oltre un anno cerchiamo tutti insieme quotidianamente di concretizzare anche con questo sito.

BUONA LETTURA A TUTTI !!

 



 

23/01/2009 12:16

Papa: il cyberspazio serva a promuovere rispetto e dialogo, non sfruttamento

Città del Vaticano – Il successo, specialmente tra i giovani, della comunicazione digitale è frutto del desiderio umano di comunicazione e amicizia che “va letto come riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio”; è quindi un “dono”, che deve promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia e, per i cattolici, è anche un’occasione per evangelizzare il “continente digitale”. E’ fortemente positivo il pensiero che Benedetto XVI dà di internet e degli strumenti della comunicazione digitale in genere nel messaggio, reso pubblico oggi, per la 43ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, intitolato "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia". Che, dice il Papa, comporta la condivisiome della tecnologia con persone e popoli più bisognosi, non deve servire per alimentare odio e intolleranza o per promuovere il degrado della persona o, semplicemente, per scopi di sfruttamento economico. 

Indirizzato in particolare alla “cosiddetta generazione digitale”, il messaggio afferma subito che lo “straordinario potenziale delle nuove tecnologie”, “vero dono per l’umanità”, capace di “contribuire al progresso sociale” va usato per favorire la comprensione e la solidarietà umana e quindi bisogna far sì che “i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile”.
 
In realtà, osserva il Papa, “il desiderio di connessione e l’istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri”. In tal modo “noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore”. In questa luce, appare evidente l’importanza della qualità dei contenuti della comunicazione e coloro che vi operano “non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi”.
 
Le nuove tecnologie, poi hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. Per essere fecondo, però, “il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza” e “occorre non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”.
 
Lo stesso concetto di amicizia rilanciato dalle reti sociali digitali “è una delle più nobili conquiste della cultura umana”. Ma da un lato “occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia”, dall’altro la creazione di rapporti on-line non deve realizzarsi a discapito dei rapporti della vita reale. “Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale”.
 
E’ invece “gratificante” vedere la nascita e il diffondersi di “nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione”. Esse possono facilitare forme di cooperazione tra popoli diversi e per questo “sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità”, se i nuovi strumenti della comunicazione “non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana”.
 
Ai giovani cattolici, infine, Benedetto XVI chiede di portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede. Ad essi ricorda che, come fu all’inizio della storia della Chiesa, l’evangelizzazione richiede “l’attenta comprensione della cultura e dei costumi” dei popoli alla quale si propone.  “A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo "continente digitale". Sappiate farvi carico con entusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei! Voi conoscete le loro paure e le loro speranze, i loro entusiasmi e le loro delusioni: il dono più prezioso che ad essi potete fare è di condividere con loro la ‘buona novella’”.
 
E quasi a dare concreto seguito alle parole del Papa, il Vaticano lancia oggi un proprio canale su YouTube: http://it.youtube.com/vaticanit, che mostra in inglese, spagnolo, tedesco e italiano gli avvenimenti più rilevanti di Benedetto XVI.

 


benedetta laicità

Non passa settimana, o anche meno, che nella pubblica opinione non ritorni, quasi come un rigurgito, questa problematica. Spesso intervengono anche personggi ben noti: il Papa anzitutto, ma nelle occasioni ufficiali anche il Presidente Napolitano, il francese Sarkozy, lo statunitense Bush e molti altri. Effettivamente essa tocca un nervo scoperto della nostra cultura e dei nostri comportamenti individuali e collettivi (le istituzioni).

Propongo due tesi, a prima vista contrapposte, per indicare lo spazio nel quale, a mio parere, si può svolgere la discussione, uno spazio molto ampio, che provoca direttamente la coscienza di ognuno, e in modo particolare dei cristiani.

La prima tesi suona all'incirca così: nessuno è laico, in quanto ogni essere umano possiede, in teoria o almeno in pratica, convinzioni a proposito di se stesso, della vita, della famiglia, del matrimonio, della educazione dei figli, della morte, della sofferenza, di Dio, della giustizia sociale, ecc. A tali convinzioni le persone legano la propria vita, esse costituiscono dei legami importanti, appunto sono un'espressione re-ligiosa (re-legare).

La seconda tesi: tutti sono laici, in quanto tutti desiderano che la propria convinzione personale sia rispettata dagli altri esseri umani e dalle istituzioni politiche. Ciò comporta l'esclusione della imposizione e della violenza dalla pratica circa le convinzioni individuali profonde. L'esclusione ha due aspetti: uno negativo (nessuno vuole che gli siano imposte le convinzioni cui affidare la propria vita), uno positivo (ognuno si rende di conseguenza disponibile a rispettare le convinzioni profonde degli altri). In questi due sensi ognuno è laico.

In mezzo ci stanno diverse opzioni, e molti problemi. Sui quali vi invito ad esprimere una vostra riflessione.

 

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