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Riflessioni

Istruzione e merito

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa interessante riflessione del nostro parrocchiano Giampaolo Zapparoli.

Lo spazio del nostro sito rimane come sempre aperto a chi desideri aggiungere anche i propri pensieri su questo tema particolarmente attuale.

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IN MERITO ALLA NUOVA DEFINIZIONE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

 

- ISTRUZIONE E MERITO -

 

            Sul termine “merito” che è stato aggiunto alla definizione del Ministero dell’Istruzione si stanno versando fiumi d’inchiostro e ore di dibattiti televisivi, che hanno fatta poca luce, pertanto per una interpretazione corretta si deve partire da due dati di fatto: 1° Abbiamo un numero di laureati inferiore alla media europea (poi i nostri laureati emigrano all’estero).  2° Nelle prove di valutazione degli apprendimenti Ocse.Invalsi, che confrontano il livello degli apprendimenti nella lingua nazionale, in matematica e in scienze a livello internazionale occupiamo i livelli più bassi tra i paesi europei e per di più abbiamo un dislivello territoriale con le regioni del nord, entro la media europea, e quelle del centro meridione ad un livello notevolmente inferiore.

Noi sappiamo che il miglioramento della qualità della vita e del benessere nazionale dipende dalla qualità degli studi. Da qui è nato l’input del merito come ricerca della qualità della scuola per migliorare anche la qualità dei servizi.

Basti pensare che se entriamo in ospedale vogliamo che il chirurgo e il medico siano al massimo delle loro competenze e che abbiano i migliori apparati tecnoscientifici di supporto. Lo stesso principio vale per tutti i tipi di servizio.

            Per una riflessione corretta va preso in esame l’art 3 della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” e l’Art.34 che recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Mentre un articolo definisce le condizioni del merito, l’altro estende il valore del merito a tutti i cittadini, anche a quelli che hanno più bisogno e da qui nasce l’impegno di una scuola che non boccia, ma che s’impegna affinché tutti, in base alle loro capacità e al loro impegno possano raggiungere il pieno sviluppo della persona umana. La “Lettera ad una professoressa” di Don Milani realizza questo compito non nel selezionare i migliori, ma agendo perché tutti possano dare il meglio di sé, affinché quelli che hanno di più possano aiutare coloro che hanno di meno. Una catena si spezza là dove c’è l’anello più debole, è su questo che in particolare si deve lavorare.

            Don Milani al posto del motto: “Diventa ciò che sei“ ha detto: “Diventa ciò che devi essere”. Da qui l’invito ad evitare i due estremi: quello di non valutare e dare lo stesso voto a tutti (come il 30 politico degli anni 70), né quello di espellere coloro che più hanno bisogno di scuola. Non si tratta di instaurare una meritocrazia con privilegi economici e di status sociale per quelli che hanno raggiunto i massimi livelli, ma di riconoscere nella valutazione quelli che si sono impegnati nello sviluppo delle proprie competenze.

Quindi non si tratta di instaurare una scuola senza verifica, senza valutazione, senza merito, perché significherebbe non educare.

La valutazione del feedback è necessaria perché non si può usare una corretta programmazione senza avere l’esatta percezione dei risultati ottenuti. Tali risultati saranno vari, collocati su di una scala di verifica delle conoscenze e delle competenze raggiunte, ma qui la valutazione assume un valore morale dell’impegno, che ognuno ha profuso nel suo cammino, valutando molto chi ha lavorato di più.

Il merito va riconosciuto e premiato in base al bene prodotto. Questa non è meritocrazia cioè la corsa ad utilizzare raccomandazioni, privilegi familiari, servilismi, abusi di potere, ma è riconoscimento di un maggior impegno per il bene comune.

 

Novembre 2022                                                             G. Zapparoli

Conclusione mandato del nostro don Alberto

Riportiamo di seguito l'annuncio dato dal Consiglio Pastorale.

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PARROCCHIA DI S. EGIDIO E S. APOLLONIA    - 12 giugno 2022

A nome del Consiglio Pastorale diamo notizia alla comunità parrocchiale di Sant’Egidio e Santa Apollonia che don Alberto concluderà, il prossimo settembre, il suo prezioso mandato come parroco e guida tra di noi.
Con la certezza di interpretare il pensiero dei parrocchiani tutti, iniziamo già da ora a ringraziare don Alberto per la sua attenta, sapiente, discreta e rassicurante presenza lungo un cammino di vita e di fede che perdura da molti anni.
Ora ci è data occasione di vivere questo tempo come stimolo per una rinnovata crescita umana e spirituale, sia per la comunità che per don Alberto.
Siamo fiduciosi che in questo cambiamento riusciremo a tenere al centro di ogni azione il bene della comunità cristiana e dei due presbiteri: don Alberto e il parroco nuovo che presto accoglieremo.
In autunno riserveremo un momento speciale per un riconoscente e gioioso saluto comunitario a don Alberto.
 

Camminiamo insieme - riflessioni di un giovane della nostra Diocesi

Sinodo

Camminiamo insieme

​Un giovane della nostra diocesi condivide alcuni pensieri riguardo il cammino sinodale.

DI Pietro Levoni

 

Camminiamo. 
Per certi versi noi cristiani siamo seduti: per abitudine, per avere qualche certezza in più o per paura di cambiare. Contenuti, stile, progetti: molti aspetti della nostra vita cristiana li abbiamo fissati.

Ci comportiamo come popolo arrivato. Credo dovremmo impegnarci di più ad essere popolo in cammino. La nostra vocazione cristiana ci chiama alla conversione. La conversione, quando la concretizziamo, diventa cambiamento. Tiriamo fuori coraggio, onestà ed entusiasmo per metterci in discussione, per cambiare: mettiamoci in cammino.

D’altronde, c’è lo Spirito a guidare i nostri passi! Lui ci farà fare passi avanti. Ci farà anche tornare sui nostri passi. Noi non stiamo seduti e non piantiamo paletti: lasciamoci guidare. Camminiamo.

Insieme. Siamo Chiesa, Diocesi, Unità Pastorali. Siamo comunità. A lungo le nostre parrocchie sono state come isole. Ognuna con i propri desideri e le proprie difficoltà, le proprie energie e i propri affanni. Con scarsi (nulli?) contatti con le parrocchie vicine. Ma la Chiesa è davvero una?… Io sogno una comunità cristiana unita. 

Incontriamoci. Condividiamo le nostre esperienze. Aiutiamoci. Sorridiamoci. Soprattutto ora che siamo sempre meno numerosi: la sinergia ormai è una necessità. Lo Spirito che guida i nostri passi è Uno: uniamoci. Camminiamo insieme.

Insieme. Ordinati e laici. 

Il ruolo dei laici nella Chiesa è stato per secoli marginale. Oggi non è più così: le nostre comunità cristiane vivono grazie all’impegno di molti laici. Restano però i postumi del passato: la responsabilità è ancora totalmente propria dei parroci. Con vari problemi annessi. 

Credo che dobbiamo prendere seriamente in considerazione la corresponsabilità laici-ordinati. Noi laici abbiamo talenti, esperienza, opinioni, sogni. Siamo capaci di discernimento. Ai molti laici che si sono messi in gioco per le loro comunità: facciamo sentire la nostra voce. Non lasciamo soli i nostri parroci e non lasciamo che facciano da soli. Camminiamo insieme.

Insieme. Giovani e meno giovani.

Ho 26 anni, da dieci sono educatore dei più piccoli. Molte comunità sono in difficoltà con i giovani: condivido con voi la mia esperienza. I giovani non vanno indottrinati. Vanno accompagnati, ascoltati, stimolati, amati. Dobbiamo avere fiducia in loro e soprattutto dobbiamo dare loro responsabilità all’interno delle nostre comunità. 

Ai giovani, gridiamolo: “Camminiamo insieme!”.

Insieme. Uomini e donne. Vorrei tanto vedere concretizzata la pari dignità tra uomo e donna. Sono stufo di vergognarmi come essere umano perché le donne nel mondo sono ancora trattate come esseri umani di serie B. Sono stufo di vergognarmi come cristiano perché le donne nella Chiesa sono ancora trattate come cristiani di serie B.

Alla pari, camminiamo insieme.

 

Insieme. Cattolici e non cattolici. Noi siamo esseri umani che vivono nel mondo. Dio ama tutti gli esseri umani. Noi amiamo i non cattolici? Ci impegniamo per il nostro mondo almeno quanto ci impegniamo per la nostra Chiesa? 

 

Camminiamo insieme.

 

(Testo integrale disponibile sul sito della Diocesi di Mantova, clicca qui per leggerlo)

Verso il postcovid: come?

Da alcuni giorni sentiamo parlare più spesso e con maggiore concretezza di vaccini, che progressivamente ci procureranno una valida difesa dal coronavirus. Certo servirà tempo per estenderne i vantaggi a tutti, comunque, pur nella pesante situazione attuale, iniziamo a vedere la fine di questa a dir poco strana esperienza di isolamento, di sofferenza e per non poche famiglie anche di morte. Vorrei provare ad aprire una qualche pista di riflessione, per farmi trovare almeno un pò preparato alla fase successiva, che in ogni caso non sarà una passeggiata. Che cosa spero? Da una parte la disponibilità a qualcosa di nuovo, nel senso che sarà difficile andare avanti semplicemente come se non fosse avvenuto qualcosa di importante per i singoli e per la società. I modi di lavorare, di insegnare, di rapportarci, di scegliere, di consumare, di divertirci ecc. saranno segnati da u no stile diverso, più delicato e articolata, e insieme più fresco come quando si lasciano cadere fardelli pesanti e non più utili per il viaggio. Dall'altra parte spero che si possano superare atteggiamenti che l'esperienza della chiusura può aver acuito: penso alla chiusura della mente e delle prospettive, dei rapporti interpersonali e di gruppo, dei giudizi e dei pregiudizi, in una parola penso alla diffidenza. Ecco temo che l'esperienza vissuta possa indirizzarci verso una chiusura reciproca maggiore, forse perché risulta un pò più difficile fidarci gli uni degli altri. Sapremo superare, dopo il sospetto che la persona accanto sia infetta o possa infettarci (non parlo naturalmente delle doverose precauzioni sanitarie), il paralizzante sospetto che l'altro ci mninacci, o o ci prenda qualcosa, o invada la mia privacy, o comunque sia per me un disturbo, un peso da evitare? Non penso che qualcosa di veramente bello e nuovo possa nascere da un piccolo genio isolato, spero che nasca da una profonda disponibilità all'incontro, dalla collaborazione, dalla volontà di esporsi non per sovrastare qualcuno, ma per mettersi in gioco. Un esempio di quello che intendo: un telegiornale ho informato che Angela Merkel ha rimproverato i paesi ricchi di accordi per la distribuzione dei vaccini solo al loro interno; la cancelliera ha proposto di creare un accordo internazionale per coinvolgere direttamente nella distribuzione e fin dall'inizio i paesi più poveri del mondo, che poi sono anche quelli in condizioni sanitarie scadenti, a dir poco. Ecco di cosa abbiamo bisogno, a idee e iniziative di questo tipo punta la (mia) speranza.

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