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Riflessioni

socializzazione

SOCIALIZZAZIONE

 

Creare legami, bisogna conoscere  le persone. Conoscere le persone (e se stessi) fino in fondo.

Conoscerle soprattutto per quello che sono (carattere,stili di vita, interessi ecc), poi scegliere quali sono buoni/e per iniziare a socializzare  (creare legami) oppure no .

 

 

Conoscere se stessi (carattere,stili di vita, interessi ecc) . Lavorare solo sulle cose che per noi sono importanti  e utili per aiutarci a migliorarci . Non creare o cercare altre cose che potrebbero non esserci utili  per aiutarci a migliorarci .  eliminare le cose create che non sono interessanti e utili a migliorarci.

 

 

Il Signore è la tua forza, non aver timore, apriti a Lui, Spera nel Signore !

 

 

Chiarimenti …… altre riflessioni …  tutto ben accettato purchè sia utile per me e per gli altri.

Gesù di Nazareth Figlio di Dio

Non ricordo quale, ma una sera della settimana scorsa, la settimana santa, la discussione guidata da Gad Lerner aveva come oggetto la figura di Gesù, considerata da alcuni esponenti di diverse religioni, tra cui sicuramentel'ebrea e la cattolica. Premetto che penso di aver acceso la TV nella fase finale della discussione; chiedo dunque scusa al lettore se suggerisco una riflessione, che forse è stata sviluppata nella parte da me non vista.

Da parte ebraica (il rabbino capo della sinagoga di Roma) si è sottolineata in modo molto deciso l'inaccettabilità per l'ebraismo dell'affermazione secondo cui Gesù è Dio. Da parte cattolica (sul tema è intervenuto soprattutto don Giovanni Nicolini, parroco nella diocesi di Bologna), il quale è noto per la sua squisita sensibilità verso la spiritualità, la preghiera e la spiritualità ebraica. Nel confronto tuttavia non è emerso - così mi è sembrato - un punto che risulta invece centrale nella comprensione cristiana della figura di Gesù, e precisamente della sua divinità: ossia che Gesù è Dio in quanto è Figlio di Dio.

Presento appena un poco questo aspetto bellissimo della professione di fede cristiana. Si tratta del fatto che Gesù è creduto Dio per essenza solo in quanto Figlio di Dio, cioè solo in quanto rivece / accoglie la sua divinità dal Padre, in perfetta obbedienza e gratitudine. Paolo, nel notissimo inno della lettera ai Filippesi, scrive che Gesù non ha considerato e vissuto la sua divinità come un avido possesso, ma ha svuotato se stesso e ha vissuto come un servo, fino alla morte di croce, ecc. Ebbene la comprensione cristiana di Gesù come Dio lo riconosce Figlio nell'accoglienza grata di se stesso dal Padre, un'accoglienza che lo costituisce veramente e pienamente Dio. Insomma essere Dio e ricevere la divinità come dono sono la realtà di Gesù Figlio di Dio. La professione di fede è riassunta nelle parole del Credo, che a proposito di Gesù afferma: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero!

Ciò significa anche che Dio Padre è da sempre nella gioia non di un avido possesso della propria divinità, ma nella gioia di comunicarla da sempre al Figlio e allo Spirito; è la professione cristiana della fede nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. E' il riconoscimento di Dio come comunione perfetta dell'amore, perfetta comunione nell'amore manifestata e vissuta nella vicenda umana proprio dal Figlio di Dio, in particolare nella sua passione e risurrezione.

Ho scritto queste righe anche per invitarci reciprocamente ad una più profonda e ricca conoscenza della fede cristiana. Tra l'altro ne deriva una insospettata  capacità di dialogo del cristianesimo: il Dio in cui crediamo è colui (Padre) che pronuncia e mantiene viva una eterna parola (Figlio) di amore (Spirito Santo), parola pronunciata e pronunciabile ora anche tra gli uomini e dagli uomini! Di Dio non affermiamo soltanto che è unico, ma anche che è amore infinitamente nuovo, amore di relazione, consumata nell'unità perfetta.

bamboccioni ?!?

Mi "intrufolo" subito nel vostro spazio (spero non vi dispiaccia!) perchè desidero coinvolgervi in un dibattito che ha suscitato parecchio clamore nei mesi scorsi.

Credo ricordiate bene: un importante esponente del mondo politico italiano ha etichettato i giovani di oggi come... BAMBOCCIONI. 
Il suo discorso era indirizzato agli italiani in una fascia di età all'incirca compresa tra i 20 e i 35 anni, che lui trova un po' troppo impegnati a prolungare senza termine (con l'avvallo delle famiglie) un'età giovanile eccessivamente disimpegnata e spensierata. Questo a discapito di una crescita e di un passaggio a un'età matura che richiede più concretezza e impegno nella prospettiva di una famiglia, del lavoro, dell'impegno sociale e politico, etc.etc.

Per ora mi fermo qui.
Ci terrei a sentire cosa ne pensate voi, attuali o prossimi protagonisti di questa fase, estentendo se possibile la riflessione anche agli universitari che stanno per completare il proprio ciclo di studi e forse stanno guardando con qualche preoccupazione al proprio futuro ...

Anche l'apporto delle famiglie più giovani sarebbe importante per cogliere il clima attorno a questa problematica.

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