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Catechesi Adulti

2020/21 - Catechesi Adulti

L'incontro unico per la catechesi degli adulti si terrà alle ore 18,30 a martedì alternati a partire dal 20 ottobre e avrà come testo guida:

IL LIBRO DEL SIRACIDE

E' uno dei libri deutero-canonici accolti dalla Chiesa Cattolica ma non presente nella Bibbia ebraica pur essendo diffusamente conosciuto dalla tradizione ebraica.

L'autore, un certo Ben Sira, visse intorno al 190-180 A.C. nel periodo della dominazione ellenica dei Seleucidi, scrisse il testo in lingua ebraica e suo nipote lo tradusse in greco una cinquantina di anni dopo.

Era un tempo in cui l'adozione dei costumi stranieri era favorita dalla classe dirigente e presto sarà imposta con la forza da Antioco Epifane. Ben Sira oppone a queste minacciose novità tutta la forza della tradizione. Egli è uno scriba che unisce l'amore della Sapienza a quello della Legge. E' fervente nella meditazione della Parola e nelle celebrazioni cultuali.

Il suo intento è quello di dare ai giovani l'istruzione della Sapienza che modella e guida la vita dei credenti. La Sapienza annunciata da Ben Sira proviene direttamente dal Signore, il suo principio fondante è il Timore di Dio; è necessario che gli uomini e le donne comprendano e imparino fin dalla prima giovinezza che solo la Sapienza è in grado di procurare la felicità; essa si identifica con la legge e in particolare con l'obbedienza ai Comandamenti del Signore.

Ben Sira è il rappresentante per eccellenza degli uomini pii del giudaismo che presto saranno pronti a difendere la loro fede contro la persecuzione di Antioco Epifane e che conservarono in Israele le isole fedeli in cui potrà attecchire la predicazione del Cristo.

I detti sapienziali contenuti nel libro, uno dei più lunghi della Bibbia, riguardano le tematiche più svariate; sullo sfondo è il richiamo costante ai Comandamenti, parole di vita che ci giungono direttamente da Dio Il Quale ha tanto a cuore la nostra vita e la nostra felicità da fornirci le indicazioni per non perderle.

In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, con la minaccia ancora presente del Covid e le restrizioni che ci impone unite alla preoccupazione per le gravi conseguenze economiche che ci troveremo a dover fronteggiare, ci sarà di grande aiuto meditare le parole di questo libro per imparare sempre più e meglio a conoscere ciò che è veramente essenziale per una vita buona e felice nell'obbedienza fiduciosa ai comandamenti di Dio Che ci ama e vuole essere il Signore della nostra vita.

2019/20 - Catechesi Adulti

La catechesi per gli adulti quest'anno avrà come testo guida:

LA SECONDA LETTERA AI CORINZI.

L'Epistola fu scritta da San Paolo nell'anno 57-58 durante il suo soggiorno a Filippi. Sappiamo che tra la prima lettera, in cui aveva affrontato molte problematiche, e questa seconda si erano verificati ulteriori problemi riguardanti l'apostolato paolino. Avversari di Paolo, di cui non conosciamo l'identità, avevano attaccato duramente l'apostolo alienandogli parte della Comunità.

In questo secondo scritto Paolo difende con calore il proprio apostolato e prepara il suo ritorno nella città dove intendeva trascorrere l'inverno. La lettera gli fornisce l'occasione per esprimere tutto il suo affetto verso la Comunità, per chiarire malintesi circa la sua persona e il proprio operato, ma anche per illustrare la natura del ministero apostolico e la sua funzione nella Nuova Alleanza a testimonianza della fedeltà di Dio, contro ogni infedeltà.

La trattazione è così appassionata e concreta da essere considerata un caposaldo per il ministero ecclesiastico. Addetti al servizio della Parola e dello Spirito Santo, i ministri del Nuovo Testamento hanno votato se stessi all'opera di evangelizzazione, collaborando con Cristo per riconciliare gli uomini a Dio; essi effondono il prufumo di Cristo! Questo ministero tuttavia è un tesoro custodito in vasi di creta e ciò li deve mantenere nell'umiltà davanti a Dio e agli uomini.

Paolo approfitta della lettera anche per raccomandare ai Corinzi la colletta in favore della Comunità di Gerusalemme con la quale si mantiene in intima comunione.

In questo testo San Paolo raggiunge un vertice altissimo tra le opere letterarie dell'umanità intera. Egli scrive in tono commosso, eloquente ed appassionato, vibrano energicamente nelle sue parole la tristezza e la gioia, il timore e la speranza, lo sdegno e la tenerezza, raggiungendo sublimi espressioni di fede, miniera inesauribile per l'ascesi e la mistica cristiana.

Gli incontri inizieranno martedì 15 ottobre, alle ore 21 in canonica di Sant'Egidio, avranno come sempre cadenza quindicinale. Vi aspettiamo desiderose di camminare insieme alla luce della Parola del Signore, grate dell'occasione che ci è data di testimoniarci reciprocamente la Fede e sostenerci nel cammino, le catechiste Elena e Aurora.

2018/19 - Catechesi Adulti

CATECHESI PER GLI ADULTI 2018-2019

Martedi 16 ottobre riprendono gli incontri degli adulti della Comunità parrocchiale Sant'Egidio-sant'Apollonia che desiderano continuare il loro cammino di formazione cristiana meditando la Parola di Dio e confrontandosi su di essa.

Quest'anno rifletteremo e pregheremo insieme sulla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, eccone una breve presentazione.

PRIMA LETTERA DI SAN PAOLO AI CORINZI.

Il capitolo 18 degli Atti degli Apostoli delinea il profilo della missione di San Paolo a Corinto. Vi era giunto nell'anno 50 durante il suo secondo viaggio missionario, subito dopo il fallimentare discorso nell'Areopago di Atene. Gli Atti raccontano come a Corinto l'Apostolo avesse preso dimora presso un giudeo di nome Aquila e sua moglie Priscilla, fabbricatori di tende e che con essi lavorasse. Corinto, capitale dell'Acaia, era una megalopoli dell'epoca, sede di due porti e crocevia di molte civiltà. Famosa per il suo culto eretico alla dea Afrodite e per le scuole filosofiche che si contendevano gli adepti,dal punto di vista sociale vedeva un grande squilibrio tra possessori di immense ricchezze e una massa di poveri. Tra questi ultimi avvennero le prime conversioni. La città ospitava numerosi ebrei, ai quali dapprima Paolo aveva diretto la sua predicazione, ma, rifiutato essi violentemente il suo messaggio, egli aveva deciso di predicare ai pagani ed annunciare ad essi il Vangelo.

Nell'anno 52 l'Apostolo, ininterrottamente attaccato dagli ebrei, aveva lasciato la città. Lasciava una comunità fiorente e poco numerosa (una cinquantina di fedeli) formata in massima parte da Greci o pagani convertiti ma aveva al suo interno anche un gruppo di Ebrei che avevano aderito al Vangelo.

Dopo la partenza di Paolo la città aveva ospitato altri predicatori del Vangelo tra cui Apollo e forse lo stesso Pietro. Erano nate per questo delle divisioni fra le fazioni di ammiratori dell'uno o dell'altro. Mentre si trovava ad Efeso, durante il suo terzo viaggio missionario, l'Apostolo venne informato di questo e di alcuni altri problemi che minavano la fede e la comunione della Chiesa di Corinto: divisioni, licenze sessuali, le istituzioni impregnate di paganesimo che ponevano ai fedeli problemi di comportamento, controversie giuridiche, separatismi e profanazioni nella celebrazione sacramentale, disordinato uso dei carismi.

La lettera fu scritta nel 56-57 con l'intento di rispondere ai quesiti posti dai suoi informatori onde fare chiarezza nella confusione dilagante. Il messaggio dell'Apostolo è immediato e vivace, ora arguto e ironico, ma sempre profondo e fedele alla verità del Vangelo. Avremo modo di volta in volta, di conoscere le numerose questioni affrontate e chiarite da Paolo, quello che per ora è importante sottolineare è il metodo con il quale egli procede chiarendo ogni problema alla luce dei principi fondamentali della fede.

Ci guida così a crescere nella vita spirituale, a cercare le soluzioni alle problematiche del nostro tempo partendo dalle fondamentali affermazioni della dottrina cristiana. Ci insegna nel contempo a vivere una fede concreta, incarnata nelle situazioni contingenti della vita di ogni giorno e di ogni società.

Lo Spirito Santo scriva nei nostri cuori la Parola che mediteremo perché possiamo vivere nella Divina Volontà.

Ci incontreremo al martedì sera con cadenza quindicinale.

Vi aspettiamo desiderose di percorrere insieme un altro tratto del cammino.

Le catechiste Elena e Aurora

2016/17 - Catechesi Adulti

LETTERA DI SAN PAOLO AI FILIPPESI

Ricominciano gli incontri di catechesi per gli adulti per metterci alla scuola della Parola di Dio, essa ci forma e ci trasforma rendendoci capaci di discernimento, di vivere e testimoniare la fede (Vescovo Roberto Busti).
Quest’anno iniziamo con la lettera di san Paolo ai Filippesi. Nella sua attività al servizio del Vangelo Paolo mantiene vivi i rapporti con le comunità cristiane da lui fondate, mediante visite personali o inviando un collaboratore con una missiva.
Questa lettera è scritta durante la prigionia, forse ad Efeso, ed inviata attraverso Timoteo amico e fidato compagno di Paolo, ai cristiani di Filippi ai quali Paolo aveva annunciato il Vangelo durante il secondo viaggio missionario che lo aveva portato in Europa.
Filippi è una città della Macedonia e colonia romana nella quale, attorno alla famiglia di Lidia, commerciante di porpora, nasce questa prima comunità europea nella quale sono attive alcune donne che Paolo nomina nella lettera.
L’apostolo parla della sua situazione di carcerato per il Vangelo. La sua condizione di prigioniero non diminuisce la gioia e la forza della sua testimonianza, anzi lo mette nella condizione di esortare i suoi discepoli a vivere nella gioia.
Fonte di questa gioia paradossale è il rapporto vitale con Gesù Cristo: “per me vivere è Cristo” (Fil. 1,21)… in vita e in morte egli è al servizio del Vangelo e della Comunità Cristiana.
Non mancano per la Chiesa di Filippi le difficoltà, sia esterne, per i contrasti col mondo greco-romano che guarda con sospetto la minoranza cristiana, sia interne a causa dei “cattivi maestri” che contestano il Vangelo di Paolo il quale predica la morte e resurrezione di Gesù unica salvezza dell’uomo, e lo stile di vita che ne deriva.
Paolo con un meraviglioso inno, forse preesistente, invita a fare proprio il modo di sentire e di agire di Cristo che, essendo Dio ha voluto condividere la condizione umana facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte violenta e disonorevole. Ma Dio lo ha glorificato con la Resurrezione e tutto il creato lo riconosce e lo adora come Salvatore e Signore.

Due i messaggi centrali per confermare la fede dei suoi discepoli:
1) La certezza che in ogni caso il cristiano può rimanere unito a Cristo, e questo conta più di ogni situazione contingente.
2) L’invito insistente a vivere nella gioia, nel coraggio e nello sforzo di imitare sempre più il Signore.

Nel complesso questa lettera non è uno scritto dottrinale, piuttosto un’effusione del cuore: in un contesto amicale di calda riconoscenza, Paolo ringrazia i Filippesi per l’aiuto che gli hanno fatto pervenire in carcere per mezzo di Epafrodito. Traspare da essa l’affetto e la stima per i destinatari, il tono esortativo è dettato dalla sollecitudine della paternità spirituale.
Godremo di questa lettura e cercheremo di imparare insieme a pregare con la Parola.
Lo Spirito Santo scaldi i nostri cuori, illumini le nostre menti e ci renda docili alla sua azione.

LA LETTERA DI GIACOMO La lettera di Giacomo con la quale prosegue il nostro cammino di catechesi, fa parte delle lettere cattoliche: sono sette lettere del N. T. che non sono di Paolo. Esse furono raccolte in un’unica collezione nonostante siano di origine diversa. Una di San Giacomo, una di San Giuda, due di San Pietro e tre di San Giovanni. Il titolo “cattoliche” si deve al fatto che non sono indirizzate a una comunità o a qualcuno in particolare ma riguardano i cristiani in generale. Fu scritta probabilmente da Giacomo che in Mt.13,55 è chiamato “fratello del Signore”, il quale fu vescovo della chiesa di Gerusalemme e martirizzato nell’anno 62. In questo caso la lettera sarebbe stata scritta prima di questa data. Tuttavia oggi ci sono alcuni studiosi che ne collocano la data di comparizione tra la fine del primo secolo e l’inizio del secondo. Fu introdotta nel canone solo verso la fine del lV secolo. I destinatari sono i Cristiani della diaspora, quelli cioè di origine giudaica dispersi nel mondo greco-romano, in Siria e in Egitto, ma di per sé potrebbe riferirsi a tutta la Chiesa in quanto popolo di Dio pellegrinante e straniero nel mondo. Più che una lettera, come farebbero pensare i saluti iniziali, può essere considerata una catechesi che verte su due temi principali: la sollecitudine verso i poveri e gli umili, i favoriti di Dio, e la concretizzazione della fede in opere buone. La voce di Giacomo e le sue esortazioni morali sono un correttivo nei confronti di un cristianesimo fatto di troppe parole (dibattiti, documenti…), o di sole preghiere. Senza nulla togliere alla necessità di questi aspetti, essi vanno verificati e testimoniati dai credenti con una vita ad essi corrispondente. Giacomo ci richiama ad essere ESECUTORI DELLA PAROLA e non solo ascoltatori. Ne scopriremo insieme la sorprendente attualità. Vi aspettiamo, le catechiste Elena, Margherita e Aurora.

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