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Catechesi Adulti (Anno Catechistico 2008/09)

Programma degli incontri di Catechesi
GENNAIO-GIUGNO 2009

IL PROFETA EZECHIELE

Riprendiamo gli incontri di catechesi per gli adulti; inizieremo la lettura del libro del profeta Ezechiele. Le date degli incontri verranno comunicate in bacheca, nel frattempo cominciamo a conoscere questo profeta che ci accompagnerà nel cammino.

Ezechiele svolge il suo ministero in un'epoca particolarmente tragica per le vicende del popolo di JHWH, tra il 592 e il 571 A. C.

Siamo nel bel mezzo dell'esperienza dell'esilio che per molti Israeliti, tra cui sembra lo stesso profeta, inizia già nel 597 A. C. Con la prima deportazione. Giuda è uno Stato tributario di Babilonia, vi regna Jojakim , figlio di Giosia, il quale, dopo alcuni anni di fedeltà, si ribella rifiutando di pagare il tributo a Nabuccodonosor re dei Babilonesi. Questi nel 597 assedia ed espugna Gerusalemme portando in esilio il re Jojakin e migliaia di Giudei soprattutto coloro che avevano autorità e incarichi di rilievo nella vita del popolo. Furono deportati molti sacerdoti tra i quali anche Ezechiele che apparteneva ad una famiglia sacerdotale, per alcuni studiosi già sacerdote egli stesso, per lo storico Giuseppe Flavio ancora un fanciullo.

A Jojakin succede Sedecia il quale ,dopo alcuni anni di obbedienza, si ribella nuovamente a Babilonia cercando il vano appoggio dell'Egitto. Ancora una volta le truppe di Nabuccodonosor assediano Gerusalemme che cade nel 587: molte case vengono incendiate, il Tempio, cuore della vita religiosa di Giuda, viene distrutto, chi scampa allo sterminio viene deportato. Per Israele sembra la fine di tutto.

Dopo la prima deportazione gli esiliati speravano che il castigo di Dio fosse breve, che il re deportato venisse presto liberato e tutti potessero  essere rimpatriati; non potevano immaginare che Gerusalemme sarebbe stata distrutta, che il numero dei deportati si sarebbe moltiplicato e che l'esilio sarebbe stato lungo.  Già il profeta Geremia nella sua lettera gli esiliati aveva dissipato le loro illusioni ma non gli avevano creduto, fuorviati dai falsi profeti. Allora  Dio chiama Ezechiele, uno degli esiliati per comunicare loro lo stesso messaggio.

Ezechiele dovrà parlare ad un popolo ribelle per trasmettergli una parola dura e poco gradita. E' soprattutto una parola di giudizio e di condanna che denuncia le cause che stanno portando alla rovina della nazione e invita a non lasciarsi ingannare da false illusioni. Il Signore lo costituisce " sentinella" per gli Israeliti, gli affida la responsabilità di mettere in guardia l'empio affinchè non perisca a causa della sua condotta malvagia e il giusto perchè non si allontani dalla sua giustizia.  Quando poi il Signore gli annuncia l'ormai irrevocabile distruzione di Gerusalemme, il profeta tace e fa lutto in silenzio fino al momento in cui giunge un profugo a dare la notizia agli esiliati: la Città santa e il Tempio sono distrutti e con essi  sembra svanire ogni speranza.

Da questo momento il ministero profetico di Ezechiele subisce un profondo cambiamento e diventa annuncio di salvezza volto a infondere fiducia e speranza nel popolo.  Ezechiele annuncia il perdono e la misericordia di JHWH; Egli purificherà il suo popolo, lo radunerà dai luoghi in cui è stato disperso e lo farà tornare in Patria. Dio giudicherà i Pastori che non si sono presi cura del gregge, essi sono i responsabili del crollo della nazione; Egli Stesso curerà e guiderà le sue pecorelle e condurrà il suo popolo ad un nuovo inizio, dalla morte alla vita.

Personalità complessa, Ezechiele sviluppa il suo messaggio ora con azioni simboliche e pantomime, ora con parabole e immagini, con esposizioni, con visioni mistiche con l'annuncio scritto o orale, in ogni occasine si lascia condurre dalla " mano del Signore" e dallo Spirito che guida continuamente la sua esperienza.

Impareremo a conoscerlo e ci lasceremo guidare da lui per camminare imsieme verso il Signore che ci nutre con la sua Parola di Vita.  

 


 

Programma degli incontri di Catechesi
SETTEMBRE-DICEMBRE 2008

Il 7 ottobre riprendiamo il cammino di catechesi, ancora per qualche incontro saremo guidati dal profeta Geremia del quale leggeremo alcuni capitoli che costituiscono la parte positiva e consolatoria del suo messaggio.

Il profeta, con l'annuncio fedele della Parola di Dio mette a nudo la realtà di una situazione catastrofica e le sue cause da ricercare nell'abbandono della fedeltà al Signore e nei culti idolatrici.

La sua predicazione provoca la reazione ostile dei falsi profeti, degli uomini di potere e di tutto il popolo scandalizzato dall'annuncio del castigo rappresentato dalla distruzione di Gerusalemme e dalla deportazione in Babilonia.

Il lungo esilio tuttavia sarà per i deportati strumento di purificazione e di ritorno all'amicizia con il Signore. Siamo al vertice della missione profetica di Geremia, il suo scopo finale: dopo ripetuti annunci di rovina, devastazione e deportazione giunge il tempo di "edificare e piantare": l'esilio rappresenta un piano grandioso della misericordia di Dio, il crogiolo in cui il popolo viene purificato dal suo peccato fondamentale, l'idolatria. Jhwh tornerà a prendersi cura del suo popolo, spezzerà il giogo della sua schiavitù e lo farà tornare nella terra dei padri, stabilirà con esso una nuova Alleanza scritta nei cuori e non sulla pietra.

Sarà bello e fondamentale aiutarci l'un l'altro ad interiorizzare il messaggio di Geremia, lasciandoci contagiare dalla purezza della sua fede e dalla solidità della sua testimonianza.

Ci incontreremo al martedì, ogni 15 giorni con duplice possibilità di partecipazione, al pomeriggio alle ore 17 (16,30 con l'ora solare) oppure alla sera alle ore 21 in canonica.

Clicca qui se desideri approfondire il percorso compiuto nello scorso anno catechistico.

Vi aspettiamo con simpatia 

le catechiste Lucia, Maria, Chiara e Aurora

Ascoltiamo il Signore ci parla

Nell'incontro del 3 febbraio abbiamo letto i primi capitoli di Ezechele: il profeta è in esilio quando gli appare il carro della Gloria di Jhwh dal quale Dio gli parla. La visione procede in un susseguirsi di immagini, dapprima un uragano, poi un turbinio di fuoco, un balenare di elettro incandescente, quattro esseri misteriosi che sostengono una volta stupenda con le loro ali, infine la Gloria dell'Essere Divino rasserenante come l'immagine di un arcobaleno. In tale contesto avviene la chiamata di Ezechiele.

Riflettiamo che ciascuno riceve una sua propria chiamata da Dio, una chiamata a volte difficile da scoprire, essa può essere nascosta dietro un arcobaleno, lo splendore di un ghiacciaio, il lampeggiare di un temporale, così come nella liturgia...

Dentro tutto ciò che vediamo, sentiamo, sperimentiamo nella nostra vita c'è Dio che parla, ASCOLTIAMO. 

Ricevo da Nerina questa riflessione

       Ezechiele: Dio corrobora o Dio prevale?

I profeti hanno ricevuto direttamente da Dio la chiamata ad una missione, fra l'altro immensamente impegnativa.  Abbiamo visto che anche ciascuno di noi è chiamato a realizzare il disegno di Dio. Forse facciamo fatica a riconoscere la sua voce, il suo richiamo, la sua indicazione perchè non abbiamo abbastanza fede.  Non possiamo infatti pensare che ci parli direttamente, pensare di dover sentire il suono della sua voce, non dico di arrivare ad attendere una telefonata...

E' l'abbandono in Lui che ce lo fa sentire accanto, è il riconoscerLo negli avvenimenti quotidiani ai quali invece attribuiamo il significato della fortuità, del caso, della coincidenza.  Se così è, dobbiamo convertirci, che significa dare senso, significato a tutto quanto ci capita:  essere in un determinato luogo quando possiamo dare aiuto, sentire il bisogno di impegnarsi a favore di altri, capire che l'incontro con una persona che cambia in bene o in meglio qualcosa del nostro modo di pensare o di agire viene da Lui.

Se ci vengono ispirazioni generose, se testimoniamo il credere in Lui con le nostre azioni, sentiremo anche il desiderio di colloquiare con il Signore che è il modo per affidarGli la nostra vita, perchè crediamo veramente che ci è vicino, ci ascolta, ci ispira, CI PARLA.  

 

Per condividere il cammino

Dio affida ad Ezechiele una difficile missione: parlare per conto Suo ad un popolo ribelle " ascoltino o non ascoltino, almeno sapranno che c'è un profeta tra loro".

Prima però il profeta deve " mangiare" il rotolo su cui è scritta la Parola divina perchè gli giunga nelle viscere , e quando essa raggiunge la profondità di Ezechiele questi in bocca può percepirLa dolce come il miele.

Questa simbologia sacramentale ci dice che la Parola di Dio va non solo ascoltata ma meditata, " digerita", assimilata, perchè tocchi interormente la nostra vita e diventi parola vissuta. 

Nutrirsi della Parola del Signore è permettere a Dio stesso di abitare la nostra vita. 

Quali sono gli idoli della mia vita?

Il cap 8 di Ezechiele ci ha aiutati a riflettere sul rischio concreto che noi stessi, credenti del 2009, viviamo nell'idolatria.

Gli apostoli ammoniscono gli idolatri: " Miei cari fuggite l'idolatria" ( 1Cor 10,14), e ancora " Figlioli guardatevi dagl idoli." ( 1Gv 5,21).

Guardarsi dagli idoli e riporre la propria fiducia solo nel Signore sono gli aspetti costitutivi del credente che non finisce mai di convertirsi e di abbandonare l'idolatria.

Essa è presente in ogni momento in cui invece di affidarci all'unico vero Dio, poniamo, più o meno consapevolmente la nostra sicurezza in altre realtà fondando su di esse  la vita: denaro, potere, successo, divertimento, piacere,scienza, vita e salute a tutti i costi, maghi, guaritori, cartomanti... l'elenco potrebbe farsi molto lungo.

Ognuno può chiedersi quali siano o possano diventare gli idoli della propria vita e che cosa nel nostro quotidiano rischi di costituire un punto di riferimento capace di offuscare l'orientamento al vero Dio.

Questo capitolo del profeta ci ha illustrato chiaramente come gli idoli distolgano lo sguardo dall'unico autentico Dio e la riflessione comune ci ha reso palese come questo rischo sia presente nella vita di ciascuno.

Lasciamoci coinvolgere dalla Parola di Dio

In Ez.11,19-20 Jhwh dice:"...toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, perchè seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica." 

Il Signore incide le sue parole di vita non più sulle tavole di pietra ma nel nostro cuore per cui  obbedire ai comandamenti non è sottomettersi a qualcosa o a qualcuno al di fuori di sè stessi ma seguire ciò che sgorga dal nostro cuore di carne, è la nostra gioia, la nostra libertà.

Confrontandoci su questo versetto abbiamo riflettuto come in effetti il peccato diminuisce la nostra libertà, ci rende schiavi, incapaci di dire " sì" a Dio, rende l'uomo triste. E' allarmante il tasso di disperazione, non senso, disamore della vita che ogni giorno le cronache ci presentano, sopratutto fra i più giovani. Noi adulti spesso ci riempiamo e li riempiamo di cose, ma il nostro cuore di carne non ha bisogno di tante cose, ha bisogno della Parola di Dio: GESU' Che ci svela il senso e la preziosità della nostra vita. 

Ciechi e sordi...

Ez.12

Ezechiele è chiamato a mimare la partenza di un esiliato: dopo essersi preparato un bagaglio, apre una breccia nel muro ed esce nell'oscurità coprendosi il volto. Azioni forti e significative per parlare ad un popolo ribelle che ha occhi e non vede, ha orecchi ma non ode; i suoi gesti simbolici devono scolpirsi nel cuore e nella mente perchè, quando le profezie su Gerusalemme si avvereranno, essi riconoscano il Signore e credano: 1) che è Lui a guidare la storia, 2) che Egli è fedele a sè stesso e non può sopportare all'infinito l'idolatria e l'impurità, non può tacere per sempre e rimanere inerme di fronte al peccato.

Riconoscere il Signore è un'esperienza drammatica ma apre la strada alla salvezza.

La parola del profeta ci invita a prendere coscienza del rischio che anche noi siamo ciechi e sordi alla parola di Dio.

Gesù stesso rivela come la cecità  più grave sia quella di chi non riconosce la propria mancanza: " Gli chiesero alcuni farisei:<Siamo forse ciechi anche noi?> Gesù disse loro: <Se foste foste ciechi non avreste peccato. Ora invece dite:- Noi ci vediamo-, il vostro peccato rimane>. (Gv.9,40-41)  

Non creduloni ma col cuore rivolto al Signore

 Ez. 13

I falsi annunziatori cercano solo di andare incontro alle llusoni del popolo. Essi parlano "secondo il proprio cuore" e non secondo la volontà di Dio. Parlano quindi senza aver "visto e udito" il Signore. Il loro scopo è quello di catturare l'adesione popolare e allora comunicano notizie di pace, di benessere e di fortuna, così da sollecitare gli ascoltatori con parole gradite. La pace però viene dal giusto rapporto con Dio. Il Signore interverrà per liberare il suo popolo e lo farà attraverso il suo profeta. Egli indicherà il vero cammino,che è la conversione dalla vita malvagia.

Ez. 14

Se nel cuore ci sono gli idoli e nella pratica c'è l'infedeltà è impossibile incontrare Dio, è vano attendere un aiuto dalla Sua parola. Dio non può essere impunemente ingannato, quindi la reazione contro l'ipocrisia è vigorosa. Il desiderio di Dio è quello di ricostruire l'alleanza infranta tra Lui e Israele, pertanto il castigo del Signore ha lo scopo di salvare il suo popolo.

Non basta appellarsi ai padri, alle generazioni giuste che ci hanno preceduto per ottenere salvezza. La salvezza di un uomo o la sua rovina non dipendono nè dai suoi antenati nè dai suoi parenti e neppure dal suo passato. Solo le disposizioni del cuore contano davanti al Signore.

Ez. 15

La vite, la pianta eletta scelta dalla tradizione come immagine del popolo prediletto da Dio, viene svilita al rango del legname più spregevole, utile solo per la combustione. Israele si è ridotto ad essere una vite infeconda, pertanto per la città e il popolo il destino è ormai solo quello della devastazione e della distruzione, espressione del giudizio divino.

L' Amore non si arrende

Ez. 16

Attraverso la metafora della bambina esposta e della sposa infedele  il profeta rappresenta il rapporto di alleanza tra Dio e il suo  popolo. In scena appare una strada, sul ciglio ecco una  bimba abbandonata, è appena partorita ancora con il cordone ombelicale, sporca di sangue;  non è stata neppure lavata e cosparsa di sale come usava in oriente, sia per ragioni igieniche che di buon auspicio.

Passa un signore che la vede, la cura, l'adotta e quando la ragazza è cresciuta, stende il lembo del mantello su di lei compiendo così l'atto ufficiale dl matrimonio. La colma di ogni genere di doni: vestiti ricamati, calzature di pelle, gioielli preziosi...

Ecco però la svolta: la sposa tradisce suo marito con chiunque; chiari sono i rimandi ai culti idolatrici con  quali Israele tradisce l'alleanza col suo Dio moltiplicando anche i peccati contro il prossimo.

Ma l'amore del Signore-Sposo non si arrende, anzi chiama la sposa infedele ad una nuova ed eterna alleanza indistruttibile e perenne. Alleanza che non è stata provocata dalla conversione della trovatella-principessa infedele, bensì dall'amore invincibile del Signore-Re-Sposo.

Questo compie Dio per ogni uomo, di fronte a tale misericordia restiamo vergognosi e confusi ma colmi di gioia per il perdono che il Signore incessantemnte ci offre.   

Una pagina appassionata

Uno dei capitoli più intensi del profeta Ezechiele; una delle storie più avvincenti dell'amore indescrivibile di Dio per l'uomo peccatore.

La vita o la morte?

Ez.18

Il peccato investe tutta l'umanità ed ha nella storia drammatiche conseguenze. Questo però non deve diventare un alibi per rassegnarsi al male: ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità e scegliere la vita e non la morte.

La vita e la morte dipendono sostanzialmente dalle scelte di ciascuno cioè dalla sua fedeltà personale alla legge del Signore, indipendentemente dal comportamento dei padri, il giusto vivrà perchè compie le opere della giustizia nell'amore fedele a Dio e al prossimo, l'ingiusto morirà per la sua iniquità.

Non solo la vita e la morte non dipendono dal comportamento di altri, ma neppure dalle nostre azioni passate. In ogni momento possiamo scegliere di modificare la nostra vita e sempre restiamo personalmente responsabili di quello che facciamo.

Se il malvagio si converte vivrà perchè il Signore non si compiace della morte del peccatore ma vuole che egli si converta e viva.  Se il giusto si perverte morirà perchè si è allontanato dalla giustizia.

Vita e morte non indicano solo una dimensione fisica ma piuttosto il risultato positivo della propria vita benedetta dal Signore o le conseguenze negative della lontananza da Lui.

Dire che chi si converte vivrà e chi pecca morirà significa affermare che si può fare della propria esistenza pienezza di vita oppure esperienza di morte per sè e per gli altri.

Buono non bonaccione

Ez. 20

Il capitolo che ci ha guidati nell' ultimo incontro prima della pausa estiva, ripercorre le tappe della storia di Israele, in Egitto, nel deserto, nella terra promessa, in esilio, scandite ciascuna dal dono gratuito e salvifico di Dio cui segue la mancata corrispondenza del popolo, la ribellione e il castigo e poi ancora la misericordia con nuovi doni di grazia.

L'uomo si mostra continuamente infedele mentre Dio non smette mai di rinnovare i suoi doni per liberarci dalle nostre schiavitù e farci scoprire e riscoprire sempre la promessa di vita contenuta nella sua Parola.

Il profeta ci vuole aiutare anche a rivedere la nostra immagine di Dio: la sua ira temibile può suggerirci l'idea d un Dio " spauracchio" che incute terrore per l'implacabilità del suo castigo, per contro corriamo il rischio di immaginare un Dio " bonaccione"  che alla fine tutto perdona e giustifica sempre e comunque.

Ezechiele ci mostra che non si può evitare di passare attraverso il deserto, ove si compie il giudizio di Dio, si prende coscienza delle colpe, si riaccende l'amore che ci lega a Lui per poter entrare nella terra stillante latte e miele ove sarà solo felicità.

Quindi non un Dio implacabile che incute terrore nè un Dio che chiude un occhio sul male ma un Dio giusto e misericordioso che ha intrecciato definitivamente la sua vita con la nostra, che ci conduce nel " deserto" per purificarci dal male (esso, sì, deve essere annientato! ) , ci ripropone il suo amore perdonando le nostre infedeltà e rinnovando la sua promessa di vita. 

La nostra lode  la nostra gratitudine si facciano preghiera che sale al cielo come profumo soave gradito al Dio Creatore e Salvatore. 

Geremia, profeta delle "lamentazioni"

Geremia, profeta delle " lamentazioni", ci assomiglia molto. Sappiamo che Dio chiama ciascuno di noi ad un compito. essere figli, genitori, lavoratori,nonni ma di fronte alle difficoltà sale a Dio il nostro lamento: "Come faccio? Cosa faccio? Non mi sento capace..." e via di seguito. 

Da Geremia impariamo che Dio ci incoraggia: "Non avere paura, fidati di me, affidati a me; cammina tenendo stretta la mia mano, illuminerò la tua strada".

Con ciò il Signore non ci promette che non incontreremo inciampi, non saremo contrastati, avremo sempre salute... ma ci dice: "Coraggio Io ci sono e sarò sempre al tuo fianco per consolarti,per darti fiducia e constaterai il mio intervento per appianare la tua strada".

Con mio grande e gioioso stupore posso dire di aver fatto e di fare questa esperienza.

                                                   Nerina

 

Mi è stato chiesto da Nerina di inserire questa sua riflessione e volentieri ho accettato, sarebbe bello che in questo spazio si sentisse la voce di quanti partecipano alla catechesi per gli adulti, per condividere le riflessioni e gli stimoli che da essa ci vengono per la nostra crescita spirituale. 

Tentazione

Il problema è resistere alla tentazione di pensare che puoi fare da solo e tenere la consolazione di Dio come ultima spiaggia per sopravvivere.